In procura
Erano in 8 e riscuotevano ogni giorno, negli uffici postali di Chieti, migliaia di euro con singole operazioni al di sotto della soglia del controllo antiriciclaggio, ma i carabinieri se ne sono accorti.
Nel frattempo ad Ascoli Piceno i finanzieri si sono insospettiti di una sede aziendale ubicata in un condominio reso inagibile dal recente terremoto.
Le indagini, iniziate nel 2019, si sono presto incrociate, consentendo ai militari di scoprire un traffico illecito di rifiuti metallici, con riciclaggio e autoriciclaggio di proventi illeciti e false fatturazioni, a carico di 13 persone residenti nelle province di Chieti, Pescara, Teramo e Reggio Emilia che sono state arrestate.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Chieti, con le indagini dirette dal pm Giuseppe Falasca.
Il modus operandi
L’organizzazione acquistava sul territorio nazionale rifiuti metallici “in nero”, che, tramite una simulata copertura documentale e contabile, venivano convertiti in rottami legittimamente acquistati da imprese rappresentate da teste di legno.
Le società cartiere hanno emesso fatture false per 11.625.497,94 Euro.
La notizia
Da questa mattina, Carabinieri del Comando Provinciale di Chieti e Finanzieri del Comando Provinciale di Ascoli Piceno unitamente al Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Chieti, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di numerosi indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, impiego di fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere l’imposta sui redditi e sull’IVA e attività organizzata per il traffico di rifiuti”.
Nel medesimo contesto, sono state sottoposte a sequestro 2 società, riconducibili agli indagati, operanti nel settore del recupero dei metalli ferrosi, nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 12 milioni di euro.
I prelievi sospetti
Un errore degli indagati è stato quello di aprire una società cartiera ad Ascoli Piceno, con la sede in un condominio divenuto inagibile a seguito del terremoto.
Tredici gli arresti eseguiti.