All’alba
Non è ancora giorno quando la polizia da Chieti arriva a Cerratina di Lanciano, per sgomberare il presidio davanti ai cancelli della Faist e far uscire i tir, carichi dei macchinari smantellati nella fabbrica dei sensori.
“I poliziotti sono arrivati in massa – racconta all’alba Manuela Ricci, ormai ex responsabile di stabilimento, di turno al presidio con altri colleghi – non abbiamo potuto far altro che spostare le nostre auto parcheggiate davanti ai cancelli e lasciare libero il passaggio”.
Erano in tutto sei i camion che hanno portato via il lavoro dall’Abruzzo verso l’Umbria, dove è la sede italiana del gruppo.
A scortare i tir lungo la fondovalle Sangro, dalla zona industriale di Cerratina di Lanciano (Chieti) verso il casello A14 Val di Sangro, le pattuglie della polizia di Stato, inviate da Chieti.
È tanta l’amarezza che si avverte, per quello che sembra un doppio tradimento: dalla fabbrica, considerata per 20 anni come “una famiglia”, e dalla polizia, che per due giorni di presidio era sembrata una spalla amica su cui fare affidamento.
E l’incontro in prefettura invocato dal sindacato e dalla politica? Tutto tace.