La notizia

Capacità di intendere e volere o strategia difensiva?
Al palazzo di giustizia di Lanciano (Chieti), in Corte d’Assise, il Collegio giudicante è chiamato a rispondere al quesito se l’imputato Amleto Petrosemolo, oggi 72enne, è capace di intendere e volere, di stare a processo e se è socialmente pericoloso.
L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Il 13 febbraio 2022 Petrosemolo uccise il suo vicino di pianerottolo Ciccillo, Francesco De Grandis, 72 anni, sotto casa, in via Cipollone. Era una domenica mattina e la vittima si recava a messa in cattedrale, quando il reo confesso gli sparò due caricatori di pistola alle spalle.
La mattinata in aula è trascorsa ad esaminare la perizia psichiatrica, con l’esame della dott.ssa Dorotry Carlesi, psichiatra forense, messa sotto torchio dalle domande del pm Serena Rossi, decisa a smontare le conclusioni peritali per cui Petrosemolo sarebbe stato incapace di intendere e di volere al momento dell’omicidio, sarebbe incapace di stare a processo e socialmente pericoloso.
Il collegio si è riunito alle 12.30 circa: presidente di Corte è Giovanni Nappi, giudice a latere Maria Teresa Pesca e i giudici popolari.
In base alla decisione del collegio, il processo potrà iniziare o meno la fase dibattimentale. Tutto ruota attorno alla perizia, che potrà essere accettata oppure rinnovata.
Dichiarazioni dell’imputato
Durante l’esame della perizia, l’imputato Amleto Petrosemolo ha interrotto più volte, chiedendo al presidente di Corte di rendere dichiarazioni spontanee. “Voglio cambiare il pm”, ha detto, “per questioni di incompatibilità” che non ha voluto specificare. “Le affiderò al mio prossimo avvocato”, ha aggiunto. Finora Petrosemolo ha cambiato 14 legali.
La decisione
Nuova perizia da affidare ad un collegio di tre esperti. Questa la decisione della Corte riunita questa mattina, dopo l’esame del perito forense.
La perizia della dottoressa Carlesi non è stata, dunque, ammessa al fascicolo del processo, che dovrà ancora entrare nella fase dibattimentale.
La ricostruzione dell’udienza
Una perizia ‘carente’ con ‘conclusioni opinabili e superficiali’ ha spinto la Corte d’Assise di Lanciano a disporre un nuovo esame peritale – che questa volta sarà affidato a tre esperti – sullo stato mentale di un omicida reo confesso, Amleto Petrosemolo, 71 anni, di Lanciano, responsabile dell’uccisione dell’ex imbianchino, artista, pittore e chitarrista Francesco De Florio De Grandis, 72 anni, noto come Ciccillo, anche lui del posto. Il nuovo incarico sarà affidato il prossimo 14 luglio e servirà a stabilire la capacità di intendere e di volere, quella di poter presenziare al processo e la pericolosità sociale di Petrosemolo, accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi.
Il delitto è avvenuto il 13 febbraio 2022 in via Cipollone a Lanciano. Petrosemolo, difeso dall’avvocato Domenico Cianfrone, ha scaricato alle spalle di Ciccillo 13 colpi di pistola, quattro dei quali lo hanno colpito. La vittima stava andando a messa ed era appena uscito dal portone del condominio, al civico 16/B, dove vive anche l’imputato, stesso pianerottolo e porta d’ingresso frontale.
“Parlava male di me, mi assillava e molestava quando gli passavo davanti”, si è sempre giustificato Petrosemolo, reo confesso, cercando di fornire così un movente al delitto.
Nel corso dell’udienza odierna, durata quasi quattro ore, la psichiatra forense Dorotry Carlesi ha illustrato la sua perizia, sostenendo che Petrosomolo fosse affetto da disturbo delirante da quasi 20 anni e che pertanto non era capace di intendere e di volere al momento del fatto, non in grado di assistere al processo e di essere socialmente pericoloso. Consulenza contestata dal pm Serena Rossi e dall’avvocato di parte civile Fabio Palermo, con dubbi insorti anche nei giudici togati e popolari. “Perizia carente su molti punti – ha detto il pm – con conclusioni opinabili e superficiali. Petrosemolo ha progettato l’azione omicidiaria, non è stupido, è intelligente”.
I togati hanno chiesto persino se l’imputato avesse una strategia processuale dopo essere stato sentito due volte in carcere (il 10 e il 23 maggio), per un totale di quattro ore, dalla psichiatra incaricata della perizia alla quale invece ha negato ogni tipo di responsabilità.
La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Giovanni Nappi, giudice a latere Maria Teresa Pesca, più sei giudici popolari, non ha ritenuto valide le conclusioni della perizia. Il pm Rossi alla fine ha chiesto e ottenuto una nuova perizia collegiale, diversamente c’era il rischio di decidere sull’impunibilità dell’imputato. Presente in aula Petrosemolo ha chiesto di ricusare il pm e ha annunciato che a giorni avrebbe nominato un nuovo difensore, il 15/o finora, senza però spiegare il motivo della decisione.