Quattro mesi di lavori
“Via Garibaldi è la strada dei musei” di Lanciano (Chieti). Il progetto ambizioso della giunta Pupillo si concluderebbe con il recupero del palazzo Napolitani-Berenga, appena liberato dall’occupazione abusiva. L’inizio è caratterizzato dalle Torri Montanare, con il Parco delle arti musicali. Segue poi il Museo diocesano, più avanti quello di Federico Spoltore e infine il Museo di San Rocco.
I lavori di sgombero eseguiti da Ecolan, tra materiale da scartare e disinfestazione, sono durati quattro mesi e costati 30 mila euro.
Palazzo Napolitani Berenga, nella Lanciano storica dei quartieri Civitanova e Sacca, è “un giacimento culturale” della città, ha detto il sindaco Mario Pupillo nel corso della visita guidata con la stampa e l’esperto Domenico Maria Del Bello, che ha illustrato le caratteristiche storico-artistiche dell’antica dimora nobiliare. “Con le sue oltre 60 stanze, il palazzo è quasi un castello”.
Nelle intenzioni della giunta Pupillo c’è quella di istituire il Museo della Resistenza e della memoria e la Pinacoteca della città, anche con nuove donazioni importanti di autori contemporanei. E, avverte il sindaco, non mancherà lo “spazio per la ristorazione come nei musei più moderni”.
Alcuni numeri su Palazzo Napolitani-Berenga
Il palazzo si estende per circa 900 metri quadrati su quattro piani, dal piano interrato alla torretta belvedere.
È ubicato al civico 79 di via Garibaldi, lungo la “strada dei musei” della città.
Per completare la ristrutturazione interna, occorrerebbero indicativamente circa 2 milioni di euro. L’amministrazione comunale sta elaborando uno studio di fattibilità.
Con le sue oltre 60 stanze il palazzo può essere considerato un castello.
I pavimenti sono stati quasi tutti rimossi negli anni 90, assieme alle preziose carte da parati, per fare spazio alle “case parcheggio”.
I soffitti sono decorati con tempere del Settecento e pitture più recenti, in stile liberty.
Curiosità tra cattolicesimo e massoneria
Il palazzo contiene al suo interno anche una cappella, situata al primo piano: oggi restano l’altare, un lampadario di colore bronzeo ma posticcio e qualche stralcio di carta da parati in velluto verde.
Sul soffitto della stanza si nota il dipinto di un “occhio luminoso” iscritto in un triangolo, al centro di una cornice a forma di ottagono: tutti simboli della massoneria.