Massimo Ranieri si dimette con tutto il Cda di Ama: è stata una sofferenza lasciare
Non c’era tranquillità
“Dimissioni per me sofferte”, dice a Lanciano (Chieti) il presidente e direttore generale di Ecolan Spa, “se fossi stato solo al comando”, confessa Massimo Ranieri, “non me ne sarei andato prima di aver terminato il mio compito”.
Ma forse non era ciò che la politica voleva.
È durata appena 100 giorni l’avventura nella municipalizzata dei rifiuti di Roma, terminata alle 18 del primo ottobre, con tante carte da firmare come consigliere delegato alla gestione operativa e l’incontro con un dirigente della Hera. “Ho lavorato fino all’ultimo minuto”, racconta Ranieri, “dopo aver rassegnato le dimissioni assieme a tutto il Cda”.
Lo scoglio su cui si è arenato il sesto vertice della municipalizzata romana dei rifiuti, presidente Luisa Melara con ad Paolo Longoni, è lo stesso su cui erano caduti altri Consigli di amministrazione e Amministratori unici in tre anni: il bilancio di esercizio ereditato del 2017, con 18,3 milioni di euro di crediti nei confronti di Roma Capitale, non è stato accettato dal sindaco Virginia Raggi.
Mercoledì scorso, dopo diversi incontri tra le parti, riferisce Repubblica.it, il dg di Roma Capitale Franco Giampaoletti aveva inviato una lettera agli amministratori avvisando che il bilancio non poteva essere approvato per via di un “elemento ostativo” e cioè l’iscrizione della partita dei soliti 18,3 milioni di crediti (vantati da Ama verso il Comune) per i servizi funebri e cimiteriali.
“Non c’erano le condizioni minime per poter lavorare in tranquillità”, dice inoltre Ranieri, specificando anche i numeri delle difficoltà tecniche incontrate durante la sua gestione operativa per risolvere il problema rifiuti nella Capitale: il 70 per cento dei servizi di Ama è esternalizzato, l’operatività dei mezzi è ridotta al 60 per cento del parco in dotazione, gli impianti sono insufficienti, “Ecolan – sottolinea con orgoglio Ranieri – è più attrezzata”.
Certo il paragone è un po’ azzardato: Ama ha circa 7.500 dipendenti, Ecolan 250 appena, ma con una crescita costante della società per azioni a totale capitale pubblico.
“Con la carenza di impianti in questi mesi siamo andati continuamente alla ricerca di spazi”, prosegue Ranieri nell’intervista rilasciata al Tgmax. “Abbiamo predisposto il piano industriale a breve termine approvato in Cda e inviato a Roma Capitale. Abbiamo anche redatto il bilancio 2017, esercizio non nostro, altro adempimento richiesto, ma le due assemblee convocate dal presidente di Ama sono andate deserte”.
“Escludere quei crediti milionari dal bilancio non era possibile”, contesta Ranieri, “ne avremmo dovuto rispondere alla Corte dei Conti”.
Archiviata l’esperienza romana, il 2 ottobre Ranieri ha sottoposto all’assemblea dei sindaci soci di Ecolan, riuniti a Palazzo degli studi a Lanciano, gli ultimi provvedimenti assunti dal comitato analogo, tutti approvati all’unanimità. Aveva comunicato l’accettazione dell’incarico in Ama con un applauso di sostegno da parte dell’assemblea dei sindaci, ad aprile scorso; dopo l’estate il bentornato dei soci, “anche se non avevo mai lasciato Ecolan”, tiene a precisare il presidente.