“Scherzavo, rispondevo così agli ospiti per sdrammatizzare. Non lo facevo per cattiveria”
“Sei una putt…, fatti i c… tuoi, vaff…”, e ancora “questa è una bestia”: la pm Gabriella De Lucia interroga l’imputata in aula, leggendo le trascrizioni di una intercettazione ambientale di Carmela Guglielmo, 49 anni, contitolare della casa per anziani l’Arcobaleno di Vasto, mentre si rivolgeva ad una ospite della struttura.
“Scherzavo, rispondevo così agli ospiti per sdrammatizzare. Non lo facevo per cattiveria”.
In Corte d’Assise a Lanciano, l’imputata per “concorso in maltrattamenti, lesioni volontarie, aggravate perché seguite dalla morte della persona offesa, e abbandono di incapaci con le aggravanti di aver agito per futili motivi e aver adoperato sevizie”, risponde così alle domande del sostituto procuratore di Vasto.
Gli anziani venivano trattati bene, racconta l’imputata in aula rispondendo alle domande, mangiavano regolarmente 4 volte al giorno, venivano lavati tutte le mattine e accuditi ogni giorno. Le visite mediche avvenivano ogni 15 giorni, in caso di necessità veniva chiamata la guardia medica o il 118 per gli anziani più bisognosi di cure.
“La mia assistita ha raccontato la verità” puntualizza al termine dell’udienza il legale difensore Alessandra Cappa.
E poi acqua e cibo non mancavano, prosegue nella difesa la Guglielmo: alcuni famigliari venivano ripresi da Luciano Ramundi, 59 anni, contitolare della Casa Arcobaleno e coimputato nel processo, deceduto a fine giugno scorso, se trovati a portare biscotti o altro agli anziani ospiti della struttura.
Il processo avviato il 14 giugno 2017 prosegue con la prossima udienza a febbraio e l’escussione di altri testi.
Nel corso del blitz dei carabinieri il 21 luglio 2016 e degli arresti, la Guglielmo venne trovata con della sostanza stupefacente. “Si, ma me l’hanno messa nella borsa”, si è difesa oggi l’imputata in aula accusando un’altra dipendente della struttura di Vasto di avercela messa.