Il racconto dei testimoni
“La signora viene qui da cinque o sei anni, parcheggia da noi e poi trascorre la giornata in spiaggia”, racconta al Tgmax Giuseppe Scenna, gestore del distributore Esso a San Vito Marina, dove la pensionata era solita parcheggiare la sua auto e poi scendere al mare. Poi la testimonianza di quanto accaduto sul marciapiede del bar di fronte, dove “Il giovane si è sdraiato a terra e ha iniziato a masturbarsi”.
La violenza sessuale si è consumata in spiaggia, al confine tra San Vito Marina e località Ripari di Ortona (Chieti): i Carabinieri hanno arrestato un somalo di 20 anni, S.N.N., arrivato clandestinamente un anno fa in Italia e da un mese in status di protezione sussidiaria.
Erano le 11, ieri mattina, quando il giovane è entrato nel bar pizzeria di Nicola Nardone, sulla Statale 16, a San Vito Marina: “Ha preso una birra, sembrava in stato confusionale – racconta il titolare – poi è uscito dal locale e ha messo le mani addosso ad una anziana che stava rientrando con le buste della spesa”. Con le sue urla, la donna ha attirato l’attenzione degli avventori, che hanno allertato il 112.
Incurante di tutto il trambusto, il somalo si è sdraiato a terra e si è masturbato, poi si è avviato verso la spiaggia di “Calata Cintioni”, a poche centinaia di metri ma nel territorio comunale di Ortona. Qui il giovane ha aggredito un’altra donna, pensionata di 68 anni, intenta a prendere l’ultimo sole della stagione: il 20enne l’ha tramortita facendole battere la testa su dei massi, poi l’ha costretta a subire atti sessuali. Nel frattempo sono giunti i carabinieri: la donna, riuscita a divincolarsi dalla presa del suo aggressore, è fuggita in acqua, mentre i militari hanno bloccato il giovane e lo hanno arrestato per violenza sessuale.
Ricoverata in ambulanza all’ospedale “Renzetti” di Lanciano, alla vittima sono state riscontrate numerose escoriazioni ed ecchimosi, oltre al trauma cranico. “Credevo che sarei potuta morire”, ha confidato la donna ai medici che l’hanno in cura.
Il somalo è stato trasferito al carcere di Chieti. Per lui è scattata anche la denuncia per atti osceni in luogo pubblico e falsa attestazione sulla sua identità, avendo fornito ai militari false generalità. La comparazione delle impronte con quelle già presenti nel casellario centrale d’identità del Ministero dell’Interno ha consentito di risalire alla vera identità dell’aggressore, entrato in Italia clandestinamente durante uno dei numerosi sbarchi sulle coste siciliane.