Il Comune di Lanciano restituisca il maltolto ai cittadini, incassato con gli aumenti della Tarsu 2013 per circa 1 milione di euro: è quanto chiedono i gruppi di minoranza in consiglio comunale Libertà in azione, Forza Italia, Nuova Lanciano, Udc e Lanciano al centro.
In conferenza stampa, nella sala consiliare, i capigruppo assieme ad alcuni consiglieri comunali hanno mostrato la documentazione con cui vennero stabiliti gli aumenti del 19 per cento per le utenze domestiche e del 33 per cento per le altre. C’è stata una interpretazione errata della norma che istituiva la Tares, dopo la Tarsu, da parte dell’assessorato comunale al Bilancio retto all’epoca da Valentino Di Campli, “per cui – dice Tonia Paolucci – i contribuenti lancianesi hanno pagato più di quanto dovuto”.
“Il Comune non può procedere d’ufficio – precisa Graziella Di Campli – ma solo su richiesta degli interessati”, per questo i consiglieri di minoranza chiedono l’istituzione di uno sportello dedicato a cui inoltrare le domande.
La questione è oggetto di una nuova interrogazione da inserire all’ordine de giorno nel prossimo consiglio comunale utile. Nel frattempo i gruppi di minoranza si rivolgeranno alla Corte dei conti. “Non chiamatelo pasticcio – dice Paolo Bomba – questa amministrazione fa errori su errori ed aumenta le tasse”.
Nel frattempo le commissioni tributarie provinciale e regionale continuano ad emettere sentenze a favore dei ricorrenti, “sono esecutive – spiega il tributarista Francesco Paolo D’Orsogna – il Comune deve pagare entro 90 giorni anche se oppone appello”. Ogni cittadino può recarsi all’Urp del Comune per avviare l’iter di richiesta del rimborso. D’Orsogna ha predisposto un modulo che può essere richiesto via email a fpdorsogna@libero.it.
Curiosità
Solo due comuni in Italia hanno interpretato in maniera errata la norma, come stabilito dal Consiglio di Stato: uno è Lanciano (Chieti), l’altro è Carovigno (Brindisi).