“Giù le mani dal nostro futuro”. E ancora: “Ministro Calenda, noi ci siamo. E tu?” e poi “Vergogna” proprio all’ingresso dello stabilimento eccellente dei turbo, che adesso non serve più.
I 420 lavoratori della Honeywell esprimono attraverso gli striscioni tutta la delusione nei confronti della multinazionale americana, per la quale lavorano da 25 anni e che improvvisamente li scarica. Come una merce qualsiasi. Fuori dai cancelli di via Ancona, nell’area industriale della Val di Sangro, quella dell’automotive tra le più importanti del Paese.
In attesa di conoscere l’esito dell’incontro tra il ministro dello Sviluppo economico, il management francese della Honeywell e il vice presidente della Regione Abruzzo Lolli, i sindacati commentano la terza settimana di sciopero a oltranza, che aveva l’obiettivo di fermare la produzione delle fabbriche clienti. Ecco cosa si aspettano dal vertice romano i segretari: Davide Labbrozzi, Fiom, Domenico Bologna, Fim e Nicola Manzi, Uilm.