Il Punto a Lanciano
Nel lungo percorso della storia lancianese ci sono donne passate alla storia per aver infranto il soffitto di cristallo in campi per molto tempo riservati solo agli uomini: alle avvocatesse Maria Braccioli e Miranda Gentile, pioniere dell’attività forense al femminile, è stato intitolato il nuovo ufficio dell’avvocatura comunale di Lanciano (Chieti).
I locali in via Duca degli Abruzzi erano stati sequestrati alla criminalità nel 2013 (rivedi QUI) che li utilizzava come casa di appuntamenti, con una inchiesta del 2011 coordinata dalla procura di Lanciano (rivedi QUI), all’epoca guidata da Francesco Menditto, tornato per l’occasione in città.
Oggi le donne iscritte all’ordine degli avvocati non fanno più notizia ma, all’inizio del Novecento, in piena epoca fascista, quando la donna era considerata solo moglie e fattrice, ci furono a Lanciano due donne temerarie, coraggiose, determinate nonostante l’ostilità del sistema familiare e sociale.
La figura di Maria Braccioli è stata ricordata dalla figlia Rosada Testa, già docente di Lettere al liceo scientifico Galilei di Lanciano. La figura di Miranda Gentile è stata invece ricordata da Silvana Vassalli, presidente dell’ordine forense di Lanciano e collaboratrice della Gentile.
La ricerca biografica è stata curata da Maria Saveria Borrelli, presidente Anpi Lanciano e ideatrice dell’intitolazione.
Cenni biografici di Maria Braccioli
Maria Braccioli nasce il 12 ottobre 1905, a Lanciano. I genitori Francesco Braccioli e Adina Villante erano entrambi lancianesi appartenenti a vecchie famiglie locali, le quali si erano distinte, in
tempi precedenti, per cultura giuridica e per partecipazione politica: Tiberio Braccioli, notaio nel secolo XVIII, Enrico Braccioli, avvocato nel secolo XIX, Francesco Braccioli segretario della sezione locale della Carboneria. Gli antenati materni erano appartenenti alle famiglie Villante, Montanari e Renzetti.
Studiò al liceo classico di Lanciano. L’iscrizione alla facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma – che allora era frequentata da alcuni lancianesi, tra cui Nicola Tommaso Pace, Vittorio Pace ed Enrico Braccioli – fu inizialmente contrastata dal padre di Maria, il quale non voleva che la figlia si recasse a studiare in una facoltà dove i maschi erano la quasi totalità degli iscritti. Dopo un anno di “castigo” in casa, il padre dovette cedere e lei andò a Roma in un collegio di suore spagnole, affidata al controllo dei due fratelli Pace e del cugino. La scelta di Maria aveva origini diverse: da una parte l’inclinazione agli studi giuridici per eredità familiare e, poi, un interesse specifico per il dibattito, la discussione di diritti e di doveri, maturato nel corso degli studi liceali.
Nel 1936 partecipò alle prove del concorso allora ad “albo chiuso” per l’esercizio della professione forense. Al Tribunale di Lanciano era stato assegnato un solo posto: il concorso fu proprio vinto da lei, con il massimo punteggio. Quando presentò istanza per l’iscrizione all’Albo degli Avvocati, si trovò dinanzi un rifiuto e, soprattutto, la nuova iscrizione di un laureato in giurisprudenza, proveniente da fuori provincia. Reagì immediatamente e preparò da sola il ricorso al Consiglio di Stato, organismo deputato alla verifica di situazioni dello stesso tipo. Il Consiglio di Stato le dette ragione in pieno e, nello stesso anno, ella iniziò ad esercitare la professione forense, cercando di superare il malcelato disappunto di alcuni colleghi maschi. I primi tempi furono difficili, ma riuscì a dimostrare la passione per la professione che aveva scelto ed anche la solida preparazione acquistata con gli studi. Anche in occasione del matrimonio, Maria dimostrò, lottando contro la tradizione, quale fosse la sua idea circa il matrimonio: chiese ed ottenne dall’Arcivescovo di allora la separazione tra celebrazione della S. Messa e cerimonia nuziale. Infatti, il 10 maggio 1937, al mattino i due sposi, Maria Braccioli ed Eneo Gabriele, parteciparono alla S. Messa appositamente celebrata da don Raffaele D’Annibballe ed il pomeriggio alle 17.30 fu lo stesso parroco a benedire lo scambio delle fedi ed il rito matrimoniale.
Il successo in campo professionale non le mancò: non si dedicò alla sezione penale, come aveva promesso ai genitori che avrebbe fatto, ma curò numerose ed interessanti controversie in ambito civilistico: anzitutto ebbe un rapporto molto felice con numerosi contadini e mezzadri i quali si trovavano, allora, di fronte a padroni pretenziosi e poco capaci di riconoscere il valore del lavoro
dei campi. Purtroppo, nel 1967, una grave malattia interruppe un percorso di vita professionale che era ancora molto fiorente. La disabilità fisica le impedì di riprendere la vita professionale, ma non le fece disattendere le richieste di pareri e consigli da parte di vecchi clienti ed amici. Si spense il 22 febbraio 1983.
Cenni biografici di Miranda Gentile
Miranda nasce l’11 novembre 1913 a Lama dei Peligni (Chieti), da Vincenzo Gentile, avvocato proveniente da Fara San Martino figlio del medico condotto Casimiro, e da Francesca Paola Pace di Nicola proveniente da Lanciano. Nel 1929 la famiglia si trasferisce a Lanciano, ma solo in un secondo momento nella villa in stile liberty di via De Crecchio. Miranda, dopo aver frequentato il locale liceo classico, si reca a Roma per iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza (nonostante la disapprovazione dei genitori) all’università Sapienza e si laurea il 9 luglio 1934. Studia e si forma come avvocato, ma soprattutto vive a Roma la vita universitaria, nel periodo più nero dell’Italia, il ventennio fascista.
Da avvocato affianca il padre, ma svolgendo la professione in perfetta autonomia e individualità secondo i suoi principi completamente diversi dal genitore (con il quale spesso dissentiva) soprattutto con taglio femminile e tanta sensibilità, aiutando tutte le persone che chiedevano l’ausilio legale pur non avendo di che pagare. Nel 1938 si iscrive alla corporazione degli avvocati frentani (Lanciano). Avvocato penalista in pieno regime, assieme all’altra donna di Chieti Adelaide Bassino, si iscrive all’ordine degli avvocati di Chieti.
“Mentre altre seguivano l’imposizione familiare e culturale del regime Miranda lottava per la tutela dei diritti”, ricorda di lei Silvana Vassalli, presidente dell’ordine degli avvocati di Lanciano e sua collaboratrice. Esercita la professione forense con grande successo. Prima donna in Abruzzo ad essere patrocinatrice della Corte di Cassazione, Miranda sapeva che tutte le persone, anche quelle che le portavano solo dieci uova come compenso per la sua professione, meritavano il massimo della professionalità che lo studio Gentile poteva offrire.
Fu la prima donna, nel 1984, ad essere nominata nel Consiglio Nazionale Forense. Quando fu eletta dai suoi colleghi abruzzesi, aveva appena compiuto 50 anni di professione e 71 di età.
Instancabile lavoratrice, morì nel 2001 lasciando con un legato testamentario, la metà della sua casa di abitazione, compresi i mobili, alla Fondazione Negri Sud Onlus, contribuendo così a
sostenere la ricerca scientifica nel campo della medicina, delle scienze biologiche e delle biotecnologie.