L’intervista
Non vogliono più subire le decisioni calate dall’alto ma esigono di diventare protagonisti attivi nelle scelte strategiche che riguardano i propri territori. Hanno ragione i sindaci del Sangro-Aventino quando lamentano il ritardo accumulato da una burocrazia elefantiaca e da mancate decisioni della politica.
La concessione ad Acea è scaduta da 8 anni ma la Regione Abruzzo non riesce ancora a venire a capo di una legge per disciplinare lo sfruttamento della risorsa più preziosa: l’acqua.
Davanti alla centrale di Selva di Altino (Chieti), tredici sindaci ricordano che dal 1958, anno di inizio dello sfruttamento della “grande derivazione per uso idroelettrico Sant’Angelo”, la multiutility romana non ha mai eseguito il dragaggio del bacino artificiale di Bomba né di quello di Casoli; eppure, dicono i sindaci, è un’operazione necessaria “per il mantenimento della loro capacità come previsto dall’art. 114 della legge quadro ambientale”.
Dopo 63 anni di attività, il concessionario ha presentato un progetto di gestione in cui dichiara di non prevedere l’esecuzione del dragaggio. A ottobre 2020, sull’argomento è stata convocata una conferenza dei servizi, sospesa per una richiesta di integrazione: è passato più di un anno e l’iter non è mai stato avviato. Come dire che il proprietario di tali risorse, la Regione Abruzzo, non ha interesse a proteggere gli interessi propri e del proprio territorio? I sindaci hanno quindi proposto un progetto di legge, ma l’amministrazione regionale continua a rinviare da oltre un anno. Al Tgmax le dichiarazioni di Vincenzo Muratelli, sindaco di Altino, che pone l’accento sull’utilizzo dell’acqua in agricoltura.
Per dare voce alle rivendicazioni del territorio, i Comuni si sono riuniti nell’Associazione Sangro-Aventino, a presiederla è Massimo Colonna, consigliere comunale a Bomba.