Inchiesta travolge due amministrazioni comunali della provincia di Chieti: pochi residenti ma centinaia di certificati falsi di cittadinanza italiana iure sanguinis in cambio di denaro.
La Procura della Repubblica di Lanciano ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a otto persone, tra cui i sindaci di Borrello e Montebello Sul Sangro.
L’accusa è aver messo in piedi un “programma criminoso articolato e ben collaudato” per il rilascio illecito della cittadinanza italiana iure sanguinis in cambio di denaro.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura di Lanciano ed eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Atessa, ha documentato come gli indagati abbiano
“alterato il regolare svolgimento delle procedure per l’iscrizione nell’Anagrafe della Popolazione Residente (A.P.R.)”,
in Comuni con meno di 350 abitanti (Borrello) e meno di 100 abitanti (Montebello Sul Sangro), approfittando delle lacune nei controlli.
Il ruolo dei due sindaci
Al centro del sistema corruttivo, ci sarebbe il coinvolgimento diretto delle figure apicali delle Amministrazioni comunali.
Il sindaco di Borrello, in qualità di Ufficiale dello Stato Civile, è accusato di aver apposto la firma su “certificati di residenza falsi ed atti di riconoscimento della cittadinanza italiana falsi”, approfittando anche della “assenza della Polizia Locale” per eludere i controlli. Tra le utilità ottenute in cambio, la Procura cita testualmente “il voto a favore da parte dei cittadini di origine argentina nelle elezioni politiche comunali avvenute in data 8 e 9 giugno 2024”, con cui è stato rieletto per il secondo mandato consecutivo.
Per la gravità dei reati, il sindaco rischia una possibile sospensione dall’Albo degli Avvocati del Foro di Lanciano.
Il sindaco di Montebello sul Sangro, subentrato nel luglio 2023, è ritenuto partecipe di entrambe le associazioni a delinquere contestate, sfruttando la sua posizione amministrativa.
“Consapevole delle attività svolte dagli altri membri dell’associazione, ricoprendo le qualifiche di Ufficiale dell’Anagrafe ed Ufficiale dello Stato Civile, sottoscriveva certificati di residenza falsi ed atti di riconoscimento della cittadinanza italiana falsi”,
permettendo agli altri membri dell’organizzazione di assegnare residenze fittizie ai cittadini stranieri sull’intero territorio comunale, il tutto percependo per la propria attività illecita somme di denaro non quantificate.
I due filoni di inchiesta e le false certificazioni
L’Avviso di conclusione delle indagini distingue l’operato di due distinte associazioni a delinquere, con alcuni pubblici ufficiali coinvolti in entrambi i contesti di corruzione:
Il Primo Filone
La rete principale, che operava in entrambi i Comuni, è contestata per aver gestito “più di 250 cittadini stranieri, prevalentemente Argentini”. Questa associazione ha gestito pratiche che prevedevano il versamento di somme “comprese tra 2.500,00 e 5.000,00 euro” per ciascuna. Le residenze fittizie erano spesso ottenute presso “immobili risultati disabitati e/o comunque evidentemente non idonei ad ospitare il numero di persone”.
Il Secondo Filone
Questo gruppo, con un diverso promotore, si concentrava su Montebello Sul Sangro ed è contestato per più di 30 pratiche relative a cittadini, prevalentemente di origine Brasiliana.
Complessivamente, la Procura contesta la falsificazione di atti relativi a oltre 280 cittadini stranieri tra residenze fittizie e riconoscimenti illeciti di cittadinanza.
La posizione dei complici
I reati ipotizzati per gli otto indagati includono Associazione a delinquere, falso Ideologico in atto pubblico e Corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.
Oltre ai due primi cittadini, l’elenco degli indagati comprende anche l’addetto all’Ufficio Anagrafe di entrambi i Comuni, un ex ufficiale Anagrafe di un terzo Comune (Villa Santa Maria), due promotori e organizzatori esterni che gestivano i pagamenti e due intermediari di origine straniera, padre e figlio brasiliani residenti a Roma, che fungevano da procacciatori.
Gli indagati hanno venti giorni dalla notifica per presentare la loro difesa alla Procura.

