Giornalismo e legalità
“La mafia non dimentica, odio e vendetta non vanno in prescrizione”. Il processo al clan Spada di Ostia, quartiere litoraneo di Roma, ha visto le prime condanne, ma Federica Angeli vive ancora sotto scorta. Da quando nell’estate 2013 denunciò un episodio di sangue consumato sotto il balcone di casa, tra famiglie rivali. E al mattino seguente la sua vita era già cambiata: auto blindata e quattro carabinieri che, a turno, non la lasciano mai sola.
Il racconto dell’autrice di “A mano disarmata” e “Il gioco di Lollo”, fatto a Lanciano (Chieti), davanti ad una platea attenta e partecipe di studenti e giornalisti, venuti anche da Chieti e Pescara.
La giornalista di Repubblica continua a scrivere di mafia nella sua città: le minacce non l’hanno fermata, neppure la benzina messa sotto il portone di casa, dove è rimasta a vivere con il marito e tre figli, che condividono con lei la battaglia per la legalità.
“Senza una opinione pubblica giustamente e correttamente informata non si cresce”, l’incontro con Federica Angeli è stato introdotto dal presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, che ha aggiunto, “Senza il giornalismo non si possono vincere le battaglie contro la criminalità, non si possono vincere le sfide della democrazia”.