Furto e ricettazione di beni culturali, 1800 reperti archeologici recuperati in un anno e sette persone denunciate.
Sono i numeri dell’operazione eseguita dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale dell’Aquila, che hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica di Pescara.
Le accuse a vario titolo, e in concorso fra loro, sono di violazioni in materia di ricerche archeologiche, possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno, furto e ricettazione di beni culturali.
L’inchiesta scattò ad agosto 2023, quando i militari sorpresero nei pressi della zona archeologica di Peltuinum, nel comune di Prata d’Ansidonia (L’Aquila), due soggetti intenti ad effettuare ricerche con l’ausilio di metal detector.
Gli stessi furono sorpresi successivamente a “spazzolare con il metal detector” anche nel comune di Popoli (Pescara), in zone sottoposte a vincolo archeologico per interesse storico relativo al periodo alto medioevale.
Eseguite le perquisizioni domiciliari, sono stati recuperati 518 manufatti di natura archeologica/paleontologica, 19 strumenti di ricerca e pulizia di materiale archeologico e 459 monete antiche tra cui
un quarto di Carlino del Regno di Napoli Filippo II, moneta considerata rarissima.
L’esame tecnico, eseguito dei funzionari del ministero della Cultura sui beni in sequestro, ha accertato che le monete provengono tutte da un territorio circoscritto dell’Italia centro-meridionale,
compreso in un ampio periodo storico che va dall’inizio della circolazione monetaria del Sannio ai primi del 1900.
Le monete, provento di recuperi clandestini dal sottosuolo, sono di natura archeologica e, pertanto, sottoposte alla tutela prevista dal Codice dei Beni Culturali.