La conferenza stampa
È in fascia tricolore il sindaco di Lanciano (Chieti) per accogliere in veste ufficiale il vincitore del Premio Campiello 2020, di ritorno da Venezia.
Il racconto alla stampa di un’avventura tutta lancianese avviene nella Casa di conversazione, tra risate genuine e commozione sincera. Remo Rapino, poeta e narratore, già insegnante di storia e filosofia nei licei, ha vinto la 58^ edizione del Premio di Confindustria Veneto con il romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, edito da minimum fax. Prima di lui, l’ambito riconoscimento letterario era stato conferito ad altri tre abruzzesi: Mario Pomilio, con “La compromissione”, nel 1965, Ignazio Silone, con “L’avventura di un povero cristiano”, nel 1968 e l’unica donna Donatella Di Pietrantonio con “L’Arminuta”, tre anni fa.
Rapino racconta di aver vissuto a Venezia una doppia emozione: «La prima sorpresa l’ho avuta durante la cerimonia di premiazione, quando ho sentito Cristina Parodi pronunciare il mio nome. Il Campiello è stato per me un regalo inaspettato, come quando ti bussano alla porta per consegnarti un dono inatteso. Nello stesso tempo, però, non dimenticherò mai, oltre all’applauso ufficiale, quello degli operatori che, a fine serata, ripulivano Piazza San Marco. Anche allora ho provato una grande commozione».
Il Premio Campiello
La giuria dei letterati del Premio Campiello, che per prima seleziona i libri in concorso, ha così motivato l’ingresso dell’autore nella magica cinquina finale: «Liborio Bonfiglio, protagonista dello stralunato romanzo di Remo Rapino, è una via di mezzo tra il classico scemo del villaggio e il pazzo illuminato, che in un linguaggio che pesca direttamente ma sapientemente nei modi più spontanei e sdruciti del parlato, ripercorre la propria vita e con essa un pezzo di storia italiana ben noto al lettore, ma osservato attraverso una lente deformante». È stata, poi, la giuria dei trecento lettori a decretare la vittoria del docente lancianese.
Il romanzo di Rapino e la sua vicenda letteraria sono stati notati sin dall’uscita nelle librerie a ottobre scorso, con “un consenso unanime e crescente – riporta una nota dell’ufficio stampa Scribo – sia da parte di critici e giornalisti di rilievo, quali Ermanno Paccagnini, Diego De Silva e Gianni Mura, sia da parte dei lettori, così incantati dalle vicende del protagonista, Liborio Bonfiglio, da essere impegnati in un passaparola nei social e in uno scambio di impressioni e suggestioni”.
Ancor prima di accedere alla finale del Campiello, l’opera, nel marzo di quest’anno, era entrata a far parte della dozzina dei semifinalisti del Premio Strega.
“Non sono solo le vicende a sedurre nella lettura del libro”, prosegue la nota. “L’autore ha inventato un linguaggio inedito, sghembo, “meticciato”, come egli stesso lo definisce, ed è riuscito a ricostruire la storia del Novecento attraverso gli occhi di un protagonista un po’ folle e un po’ saggio, la cui vita è costellata di disavventure e di ingiustizie ma che conserva una poeticità, una tensione mai sopita nei confronti del sogno e della meraviglia”.
«Mi sono accorto, grazie ai lettori, di aver scritto un libro d’amore» ha dichiarato Rapino in conferenza stampa, «per amore intendo attenzione per la diversità, per gli irregolari, per gli emarginati».
Rapino tornerà presto in Veneto, per l’appuntamento tradizionale che il Premio Campiello dedica alla cultura: martedì 15 settembre, a Vicenza, il vincitore farà la sua prima uscita ufficiale al Teatro Olimpico, presentando sul palco palladiano il suo romanzo.
Nel frattempo nella sua città non mancano i momenti di incontro: Rapino partecipa oggi, alle ore 18, all’evento “Passeggiando con Bonfiglio Liborio al suo paese”, organizzato dal FAI Delegazione di Lanciano.
“Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” è attualmente candidato anche al Premio Napoli e al Premio Sila ’49.