Illecita somministrazione di manodopera, sequestro preventivo per oltre 3,3 milioni di Euro.
Il Comando provinciale della Guardia di finanza di Chieti ha sequestrato beni e disponibilità finanziarie a conclusione delle indagini svolte nell’ambito dell’operazione “Mattatoio”.
In particolare, i finanzieri della Compagnia Lanciano, coordinati dal Cap. Domenico Siravo, hanno condotto un’attività investigativa, su delega del Sostituto procuratore della Repubblica di Lanciano, Miriana Greco, volta a reprimere il fenomeno della somministrazione abusiva di manodopera attraverso il ricorso a contratti d’appalto irregolari.
Addetti alle pulizie ma lavoravano insaccati
Sessanta addetti impiegati nella lavorazione delle carni, in particolare insaccati, ma percepivano stipendi come addetti alle pulizie,
circa 300/400 euro in meno del contratto collettivo nazionale, tramite somministrazione illecita di manodopera, attraverso dapprima una cooperativa e poi due S.r.l. a capitale sociale minimo.
La frode ai danni dello Stato e del Fisco è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Lanciano, con l’inchiesta coordinata dalla procura. Ne è scaturita l’operazione “Mattatoio”, che ha portato alla
denuncia del titolare lancianese della ditta di macellazione e commercio delle carni, e di due campani, padre e figlio, che fornivano la manodopera, soprattutto romeni, in maniera illecita, senza versare tributi e contributi per un ammontare complessivo di circa 5 milioni di Euro.
I militari hanno eseguito il sequestro di beni immobili, terreni, disponibilità finanziarie, quote societarie, fondi di investimento e risparmio nella titolarità degli indagati, per oltre 3 milioni e 300 mila euro.
Il capitano Domenico Siravo, comandate della Compagnia di Lanciano ha incontrato la stampa assieme al comandante provinciale, col. Michele Iadarola, nella sede di Chieti.
“Emissione e presentazione di dichiarazione fraudolenta mediante fatture relative ad operazioni inesistenti”, è il reato contestato.
Al Tgmax l’avv. Giovanni Di Santo, del foro di Vasto, respinge le accuse per i suoi assistiti, fornitori di manodopera.
“Regolari gli appalti e le fatture contabilizzate”, dice il legale, che al moneto dispone soltanto del verbale di contestazione.
Le due S.r.l. coinvolte nell’inchiesta della procura lancianese hanno sede legale e operativa a Lanciano: svolgono attività anche per altre aziende dello stesso settore, e anche fuori regione.
Sostanzialmente “forniscono servizi, quali disossamento e porzionamento delle carni”.
Gran parte della ricostruzione dei militari della Finanza è basata sulle testimonianze dei lavoratori, 48 su 60 crica sono stati ascoltati durante le indagini.
In tale contesto, è stato accertato e ricostruito un sofisticato sistema di frode perpetrato da un’azienda, operante nel settore della macellazione e commercio di carni, che sistematicamente si è servita di maestranze fornite da una cooperativa e da due società responsabilità limitata, beneficiando di fatture rivelatesi inesistenti.
I finanzieri hanno constatato come la gestione e l’impiego del personale fossero sempre state in capo all’impresa committente e le relative retribuzioni inadeguate.
Su quest’ultimo aspetto, sono risultate coinvolte anche le società fornitrici dei servizi di manodopera
che hanno metodicamente omesso gli adempimenti di natura fiscale e contributiva per un ammontare di circa 5 milioni di Euro.
Al termine dell’indagine, che ha portato all’iscrizione nel Registro degli indagati, a vario titolo, tre soggetti, un abruzzese e due campani, per i quali vige il principio giuridico di non colpevolezza fino all’ultimo grado di giudizio, per i reati di
“emissione e presentazione di dichiarazione fraudolenta mediante fatture relative ad operazioni inesistenti”,
è scattato il sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Lanciano, Massimo Canosa;
dell’illecito profitto conseguito, consistente nell’indebita detrazione dell’IVA e nel risparmio ai fini dell’IRES derivanti dall’emissione e dall’utilizzo di fatture false.
Nel corso delle operazioni di polizia giudiziaria, le Fiamme Gialle frentane hanno requisito beni immobili, terreni, disponibilità finanziarie, quote societarie, fondi di investimento e risparmio nella titolarità degli indagati, fino alla concorrenza di 3.359.513,09 Euro.
“L’azione della Guardia di finanza è orientata a contrastare le frodi fiscali in tutte le loro declinazioni”, dichiara il Comandante Provinciale Chieti, Col. Michele Iadarola, “anche con riferimento a quei fenomeni di illecita somministrazione di manodopera, talvolta associati a forme di sfruttamento dei lavoratori”.
L’azienda continua a lavorare.
Il legale di fiducia del titolare G.S. è l’avvocato Augusto La Morgia, del foro di Pescara.