Era uscito per tre giorni in permesso premio ma ieri mattina non è rientrato al supercarcere di Lanciano, dove è detenuto dal 2011, con pena in scadenza nel 2032.
Per Paolo Pennacchione, 50 anni, di Ortona, è scattato il reato di evasione.
Le forze dell’ordine lo stanno cercando. Dell’uomo si sono perse le tracce.

Il reato di evasione è scattato dopo 12 ore di ritardo dall’orario programmato del rientro a Villa Stanazzo, fissato per ieri mattina alle ore 10.20.
Pennacchione ogni giorno usciva dal carcere, in stato di semilibertà, per recarsi al lavoro in una agenzia funebre di Ortona.
In questo periodo, aveva maturato tre giorni di licenza.
Nel penitenziario l’uomo, definito “ladro gentiluomo”, stava scontando una condanna per una cinquantina di rapine messe a segno un po’ ovunque, in particolare in Abruzzo e Marche.
Venne arrestato in flagranza a marzo 2011, nella filiale della Carifermo a Civitanova Marche: in quell’occasione si complimentò, come un gentiluomo, con i carabinieri, i quali, nel sequestragli l’auto, trovarono il kit del rapinatore in un borsone; dentro c’erano una pistola giocattolo, cappello, passamontagna, tre taglierini.
Ieri, dopo il suo mancato rientro in carcere a Lanciano, l’allarme è scattato immediatamente, anche per scongiurare che gli fosse accaduto qualcosa o che avesse accusato un malore.
I carabinieri e agenti della polizia penitenziaria si sono recati nell’abitazione del padre, a Ortona, ma non c’erano tracce dei due uomini. Gli investigatori sospettano che l’anziano genitore possa essere coinvolto nella sparizione del figlio.
Oggi, le forze dell’ordine parlano proprio di fuga.
La ricerca del fuggitivo è stata attivata su tutto il territorio nazionale e anche all’estero.
Padre e figlio potrebbero aver accumulato 3 giorni e mezzo di vantaggio. Non sarà facile trovarli.
Chi è Paolo Pennacchione
Ortonese, a 21 anni diventa giocatore compulsivo patologico, come racconta in un libro e in una trasmissione della Rai, che gli dedica un approfondimento nel 2015.
“Vengo da una famiglia onesta, di origine contadina”, racconta alla giornalista che lo intervista in carcere, ad Ancona. Per scommettere sulle corse dei cavalli, “decisi di andare a fare una rapina alle poste”.
Così, di rapina in rapina, accumula bottini e comincia a frequentare i casinò, “arrivando a vincere e perdere fino a 300 mila Euro a sera”.
Ad un certo punto si rende conto di essere malato, “perché pensavo solo al gioco” dice.
Per assecondare la sete del gioco, Pennacchione ha rapinato oltre 50 banche.
Nell’intervista rilasciata nel 2015 racconta della genesi del suo libro: “Ho scritto per far emergere questo problema dilagante che coinvolge tanti”. Il problema riguarda non solo i casinò o le corse dei cavalli, ma “attualmente i videopoker che troviamo nel bar sotto casa sono un dramma”.
Infine, conclude: “L’unico modo per vincere al gioco è puntare zero, perché nel gioco non si vince. Anche nel gioco che ci offre più possibilità di vincere, non si vince ugualmente”.
Chissà se avrà scommesso sulla sua fuga, verosimilmente studiata e programmata nei minimi dettagli.