Da Campobasso a Lanciano, per commettere furti nei centri commerciali: madre, 52 anni, figlia, 35, e nipote 15enne, tre generazioni di donne appartenenti alla stessa famiglia e protagoniste di reati contro il patrimonio.
I carabinieri di Lanciano hanno arrestato la 35enne, destinataria di un’ordinanza di arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale di Lanciano su richiesta del procuratore.
La donna, secondo gli inquirenti, è responsabile di svariati furti commessi in tre diversi centri commerciali situati tra Lanciano e le zone limitrofe, avvalendosi della collaborazione della madre e della figlia minorenne.
Parallelamente all’arresto, è stata eseguita la perquisizione domiciliare nell’abitazione delle tre donne, nel capoluogo molisano, dove i militari hanno rinvenuto la merce rubata proprio nei negozi frentani.
L’ordinanza di arresto deriva da quattro episodi di furto aggravato, avvenuti il 25 maggio scorso: due perpetrati in centri commerciali a Rocca San Giovanni, gli altri due in un centro commerciale di Lanciano, tra borseggi e furto di abbigliamento, rompendo le placche antitaccheggio.
Le denunce di questi crimini sono state presentate ai Carabinieri ad opera di ignoti.
Grazie alle indagini condotte dai militari della Stazione di Lanciano, che hanno incrociato informazioni e testimonianze, è stato possibile identificare inizialmente due delle tre autrici dei furti: la 35enne e la 52enne, entrambe note alle forze dell’ordine locali per la loro propensione a commettere reati contro il patrimonio.
Solo successivamente, a seguito della perquisizione domiciliare, è stata identificata la terza complice: la minorenne di 15 anni, figlia della 35enne, che è stata denunciata alla Procura della Repubblica per i Minori dell’Aquila.
“La richiesta e l’ottenimento della misura cautelare degli arresti domiciliari si basa su gravi indizi di colpevolezza a carico della 35enne, tra cui – dicono gli inquirenti – il pericolo di reiterazione di analoghi comportamenti criminosi, la presenza di precedenti specifici e la spregiudicatezza dimostrata nella commissione dei delitti”.