La notte scorsa alle 2.
Obitorio presidiato, a L’Aquila, per l’autopsia sul corpo di Matteo Messina Denaro, affidata al medico legale Christian D’Ovidio, professore universitario a Chieti: sono schierati Carabinieri, Polizia, Esercito, Finanza e Polizia Penitenziaria.
Di fronte all’ingresso principale dell’obitorio ci sono anche alcune troupe televisive, in attesa dell’uscita della salma del boss che verrà trasferita su un carro funebre, via terra, in Sicilia.
L’organizzazione logistica, al momento non sembra turbare la vita e il lavoro di altri utenti o dipendenti dell’ospedale, così come degli studenti delle facoltà della zona. Non esistono restrizioni disposte ai parcheggi o alla viabilità.
L’ultimo boss di Cosa Nostra è morto il 25 settembre, alle 2 circa della notte. Era stato condannato all’ergastolo per le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino e uomini e donne delle loro scorte. Messina Denaro era anche stato riconosciuto come mandante degli eccidi del 1993 a Roma, Firenze e Milano, oltre che dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito, disciolto nell’acido.
Dopo una agonia di alcuni giorni è morto, nell’ospedale dell’Aquila, l’ultimo stragista di Cosa Nostra arrestato a gennaio scorso, dopo 30 anni di latitanza. Il capomafia aveva 62 anni e soffriva di una grave forma di tumore al colon, che gli era stata diagnosticata mentre era ancora ricercato, a fine 2020. Messina Denaro è morto poco prima delle 2 del 25 settembre 2023.
Il corpo del mafioso è stato custodito in uno dei sotterranei dell’obitorio dell’ospedale aquilano, che dista non più di cento metri dalla camera-cella nella quale era ricoverato dallo scorso 8 agosto. La Procura dell’Aquila, di concerto con quella di Palermo, ha disposto l’autopsia che verrà eseguita nell’ospedale aquilano.
Era stato proprio il cancro al colon a portare i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo sulle tracce del boss, riuscito a sfuggire alla giustizia per 30 anni. Dopo la cattura, Messina Denaro è stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell’Aquila dove gli è stata allestita una sorta di infermeria attigua alla cella. Una equipe di oncologi e di infermieri del nosocomio abruzzese ha costantemente seguito il paziente, apparso subito in gravissime condizioni. Nei 9 mesi di detenzione, il padrino di Castelvetrano (Trapani) è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche legate alle complicanze del cancro. Dall’ultima non si è più ripreso, tanto che i medici hanno deciso di non rimandarlo in carcere, ma di curarlo in una stanza di massima sicurezza dell’ospedale, trattandolo con la terapia del dolore e poi sedandolo.
Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari e dato il cognome alla figlia Lorenza Alagna, avuta in latitanza e mai riconosciuta. La ragazza, che aveva incontrato il padre per la prima volta in carcere ad aprile, insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, che è anche il difensore del boss, è stata al suo capezzale negli ultimi giorni.
Venerdì, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che ha rifiutato l’accanimento terapeutico, gli è stata interrotta l’alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile. Nei giorni scorsi la Direzione sanitaria della Asl dell’Aquila cominciò a organizzare le fasi successive alla morte del boss e quelle della riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata da Lorenza Guttadauro e Lorenza Alagna. La Procura dell’Aquila, di concerto con quella di Palermo, ha disposto l’autopsia sulla salma.