Convegno a Vasto
“Non posso raccontarti tante cose, ti dico solo che sono caduto nell’inferno senza morire”: così, racconta lo scrittore austriaco Leo Spitzer, scriveva un soldato dalla trincea della Grande Guerra alla moglie che ne attendeva il ritorno a casa. È uno tra migliaia e migliaia di pensieri che i militari al fronte potevano far giungere ai famigliari grazie al servizio di posta militare, istituito nel 1915. Anche di questo si è parlato a Vasto (Chieti), al convegno dal titolo “La comunicazione nella Grande Guerra”, organizzato nell’ambito di Vastophil.
Tra i relatori, il prof. Mario Coglitore, della Ca’ Foscari di Venezia, che ha parlato delle Sentinelle della comunicazione: erano i dipendenti delle poste, quelli formati in età giolittiana, con uno spiccato senso del dovere e uno schema identitario comune. Partirono in poche centinaia, a fine conflitto erano 1.200 oltre a 1.400 uomini di fatica e circa 200 carabinieri, tra i compartimenti di Bologna e Treviso.
Con cartoline e lettere dal fronte, tanti italiani impararono anche l’importanza della comunicazione e della conoscenza della lingua italiana.
I postini più temerari costituivano un gruppo speciale, quello della posta volante, che consegnava e ritirava lettere e pacchi direttamente in trincea.
La mostra allestita a Palazzo D’Avalos con reperti originali dell’epoca, tra riviste e documenti, è aperta fino al 7 novembre. Nel corso della settimana, anche annulli filatelici speciali.