[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=1DatYtZpjIM[/youtube]Lanciano, servizio Tgmax 10 marzo 2015. Dopo Torino di Sangro, anche Rocca San Giovanni e San Vito Chietino ricorreranno al referendum popolare per decidere se restare o meno nel parco della costa teatina. Lo hanno detto in conferenza stampa, a Lanciano, i sindaci Rocco Catenaro e Giovanni Di Rito, mostrando le mappe della nuova perimetrazione fatta dal neo commissario ad acta del parco, Pino de Dominicis. I confini del parco individuati dal commissario, o forse sarebbe più corretto dire da Wwf e Legambiente (sospettano i sindaci), sono stati esageratamente ampliati: Rocca San Giovanni vedrebbe incluso nel parco della costa teatina il 96% del proprio territorio comunale, San Vito l’80% e Torino di Sangro il 90%.
Questa perimetrazione, dicono gli amministratori locali, è stata elaborata da chi evidentemente non conosce i nostri territori, perché non prende in considerazione neppure i piani regolatori vigenti e, quindi, i diritti già acquisiti dai cittadini residenti. Inoltre, non sono più 8 i comuni del parco (Ortona, San Vito, Rocca S. Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo) ma ne entrerebbero a far parte anche aree di Villalfonsina, Paglieta e persino Lanciano, con Villa Martelli.
La mappa che disegna la bozza di perimetrazione del commissario ad acta, nominato dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso, prevede una dettagliata zonizzazione: la Zona A ovvero riserva integrale, dove sono ammessi solo interventi di ripristino ecologico, conta circa 2500 ettari; nella Zona B ovvero riserva generale, di 2100 ettari, sono ammessi interventi di restauro del patrimonio edilizio; la Zona C, ovvero area di protezione, è la più ampia con oltre 11 mila ettari, dove può essere incentivata l’attività agro-pastorale, e infine la Zona D con 2400 ettari classificati come area di sviluppo, ricadente nei centri urbani, dove vengono concessi interveniti di restauro e recupero del patrimonio edilizio. Per i sindaci, queste norme di salvaguardia del parco bloccherebbero di fatto le attività già esistenti.
Non c’è bisogno di un parco così perimetrato, concludono i sindaci: i comuni della costa dei trabocchi hanno già dimostrato, con le varie bandiere blu e le vele di Legambiente, ottenute negli anni, di considerare un bene prezioso l’ambiente. Più che un altro ente sovracomunale, con funzionari nominati dall’alto a decidere dei territori costieri, sarebbe meglio – secondo i sindaci – costituire un consorzio tra i comuni per continuare a gestire i territori direttamente dagli amministratori locali eletti dai residenti. E poi, il Parco non ferma neppure Ombrina…
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