È durato circa mezz’ora l’incontro della famiglia di Andrea Prospero, in procura a Perugia, con il titolare delle indagini Giuseppe Petrazzini, procuratore aggiunto.
“La famiglia – riferisce l’avvocato Francesco Mangano al Tgmax – vuole la verità, qualunque essa sia”.
Si apre uno spiraglio sul fronte delle indagini: la polizia postale è riuscita a recuperare il computer portatile dello studente universitario, rimasto per cinque giorni sotto il cadavere e apparentemente compromesso dai liquidi corporei.
Sarà un perito esterno ad estrarre e analizzare tutto il contenuto, su cui sia la procura che la famiglia fanno affidamento per chiarire le circostanze misteriose che avvolgono il decesso del diciannovenne di Lanciano, matricola alla facoltà di Informatica.
Andrea era pratico di internet, conosceva applicativi per l’utilizzo di wallet digitali, strumenti di pagamento elettronico con le versioni virtuali di carte di credito e bancomat, con cui effettuare pagamenti online senza inserire i dati e senza avere fisicamente le carte. Il suo wallet, però, è custodito nella pen drive, trovata nel water della stanza in affitto e ancora criptata: se per scoprire le password di telefoni e computer sono bastati 20 minuti agli esperti della polpost, davanti alla pen drive si sono dovuti fermare, poiché è protetta da un sistema sofisticato installato dal produttore del dispositivo.
“Se Andrea agiva in rete, utilizzando le decine di sim trovate nel B&B e se ha interagito con altri, sicuramente la procura lo accerterà”, spiega l’avvocato Mangano.
Quindi bisognerà attendere ancora una settimana per conoscere gli sviluppi sulle indagini. In quei giorni arriveranno anche i risultati dell’esame tossicologico, la Procura ha chiesto specificatamente di sapere se Andrea abbia ingerito i farmaci in un solo giorno oppure se l’assunzione sia stata continuativa nel tempo.
L’ipotesi del malore resta sempre valida.
Dai cellulari trovati nella stanza sono stati estratti tutti i dati,
“da una prima analisi, non ci sono né conti correnti né altro, come criptovalute, intestati a lui”.
Il titolare della carta di credito trovata nella stanza in affitto, un giovane della Liguria, ha dichiarato la sua estraneità ai fatti, quindi di non conoscere Andrea e di non possedere carte di credito: le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono che qualcuno l’abbia clonata oppure che qualcun altro si sia spacciato per titolare.
Svuotata la stanza allo studentato
Dopo l’incontro in Procura, il papà e la sorella gemella di Andrea si sono recati nello studentato “Don Elio”; in via Bontempi, dove il ragazzo alloggiava per i suoi studi universitari, da ottobre scorso.
Qui, la famiglia ha recuperato recuperato gli effetti personali del diciannovenne, svuotando la stanza che a breve sarà occupata da un altro studente.