Promontorio del Cavalluccio sotto attacco, in una messe di licenze edilizie che continuano ad adornare col cemento.
Un colle tra i più belli della costa abruzzese, purtroppo segnato da fragilità idrogeologica, con dissesto acclarato nella storia del luogo.
La storia qui non insegna.
Nel 1974 la “mala notte” del Cavalluccio vide franare una parte della falesia, sulla statale 16.
Eppure il passato non ha insegnato.
Nonostante il Regio Decreto del 1923 che, su perizie accurate dell’ingegneria ferroviaria del tempo, dimostrò larghe capacità previsionali, contemplando l’apposizione di un vincolo idrogeologico di inedificabilità sulla fascia di territorio compresa tra la battigia e il ciglio della parete interna, in costante evoluzione per movimenti franosi.
Eppure nascono edifici come funghi, con amministrazioni comunali dai cambi repentini da colorazioni rosse (quindi rischio acclarato di frane e smottamenti) fino al bianco, gettando le basi di una edificazione diffusa, scomposta, di dubbio rispetto per l’ambiente.
Si cementifica, ma ancora altro cemento verrà con l’ennesimo spazio del Cavalluccio – nelle immagini il luogo – presto oggetto di ville esclusive, appannaggio – pare – di un personaggio noto ed importante nell’ambito calcistico internazionale.
Italia Nostra ha prodotto esposti, osservazioni, parere negativo su una vicenda inarrestabile, in spregio ad ogni valore ambientale, nell’indifferenza totale.
Il cavalluccio si appresta a vivere altre “male notti”.