Seconda udienza questa mattina, in Corte d’Assise a Lanciano, per il processo a carico di Micheal Dennis Whitbread, 75 anni, imputato di omicidio volontario aggravato di Michele Faiers, 66 anni, trovata assassinata con nove coltellate il primo novembre 2023, nella casa in cui la coppia si era trasferita dal 2019, a Casoli, in località Verratti.
Whitbread uccise la compagna durante “un collasso psichico, un blackout che compromise grandemente la sua capacità di intendere e volere”.
Lo ha detto in aula lo psichiatra di parte Raffaele De Leonardis, il primo ad essere ascoltato davanti ai sei giudici popolari, al presidente della Corte Massimo Canosa, a latere Maria Rosaria Boncompagni.
Secondo il dott. De Leonardis, Whitbread soffriva di disturbo ciclotimico, caratterizzato da sintomi ipomaniacali e mini-depressivi che durano solo alcuni giorni, seguiti da un decorso fluttuante e meno grave che nel disturbo bipolare.
“Una vicenda drammatica”,
commenta l’avvocato della difesa Massimiliano Sichetti dopo l’udienza.
Vicenda ripercorsa in aula tra singhiozzi e dichiarazioni d’amore da parte dell’imputato per la vittima.
“L’ho sempre amata, l’amo ancora”, ha detto più volte Whitbread in aula.
Capodanno 2023, il sospetto del tradimento
Lei credeva che lui l’avesse tradita, con una connazionale, dopo l’episodio avvenuto la notte di Capodanno 2023.
Durante la festa di fine anno, Michele vide il compagno ballare con un’amica comune, la padrona di casa dove si svolgeva la festa, con lui che le toccava il fondoschiena.
“Ma non era vero!”,
si è difeso più volte Whitbread in aula, che ha chiesto scusa alle figlie della donna, Sarah, Brooke e Harriet, presenti all’udienza, assieme al fratello Norman e alla sorella Trina della vittima e alcuni amici inglesi.
La notte del delitto, il racconto dell’imputato
Da quell’episodio, la relazione tra Micheal e Michele terminò bruscamente: lei lo accusava di averla tradita, lui si professava innocente.
Lei avrebbe voluto andare via di casa, ma lui propose di condividere l’abitazione, occupando ognuno un piano diverso. E così fu: Whitbread tenne per sé il piano inferiore, Michele quello superiore.
Ma le discussioni erano continue.
Alcuni giorni prima di essere uccisa, Michele andò a stare per qualche giorno dall’amica Petrina Keay, a Palombaro, con la quale si confidò. Lui l’aveva tradita, facendo sesso in macchina con la donna dell’episodio del Capodanno. Le disse anche di avere paura e che il suo compagno era violento con lei, a calci e pugni, ma non aveva denunciato nulla.
Poi tornò a casa, dove pochi giorni dopo trovò la morte.
In aula, questa mattina, Whitbread ha raccontato la sua versione dei fatti.
Era lei che vessava lui, era Michele che lo picchiava e che continuamente lo rimproverava di averla tradita. Gli ripeteva che voleva che lui morisse. Usava il telefono di lui per inviare messaggi agli amici, scrivendo che lui l’aveva tradita.
La situazione era diventata insostenibile, tanto che l’uomo tentò il suicidio il 6 marzo dello stesso anno, ingerendo 50 pasticche di paracetamolo e bevendo super alcolici.
Ricoverato in ambulanza all’ospedale di Lanciano, in Pronto soccorso gli praticarono una lavanda gastrica. Nessuna terapia fece seguito all’episodio, “Nessuna consulenza psichiatrica, nessun farmaco”, ha detto l’uomo in aula.
L’ennesimo litigio scoppia proprio la notte del 29 ottobre 2023, quando Michele vide un messaggio sul telefonino del compagno inviato dalla presunta amante,
“Grazie per avermi rovinato la vita per un rapporto sessuale”,
quindi ricominciò a urlargli contro tutto il suo sdegno.
È a questo punto che Whitbread prese un coltello in cucina, e dopo aver bevuto superalcolici, racconta, si recò nella camera di Michele, al piano superiore, nella stanza di lei.
“Le ho dato il coltello e lo ho detto: uccidimi, così la facciamo finita”.
“Michele mi ha colpito con le mani, mentre teneva il coltello e lo sguainava. La mia paura era che mi ferisse o mi uccidesse. Glielo avevo chiesto io di uccidermi, ma poi ho avuto paura”.
“Mi disse: ti renderò la vita una miseria, letteralmente. E ci è riuscita”,
Il delitto e la fuga
Dopo il delitto, avvenuto alle 2 della notte del 29 ottobre 2023, trascorrono più di 3 ore. Che cosa fa l’imputato durante tutto questo tempo?
“Ho fatto una doccia, mi sono cambiato, ho preparato un borsone con dei vestiti, ho preso la spazzatura, come faccio sempre prima uscire in auto, e sono partito”.
Alle 5.30, come si evince dalla telecamera di videosorveglianza esterna alla casa, Whitbread lascia località Verratti e parte alla volta del Regno Unito.
La coperta sulla vittima
Prima di andare via, “ha coperto il cadavere di Michele con una coperta?”,
chiede all’imputato l’avvocato di parte civile. “Sì”, risponde l’uomo. “Perché?”, “Non so, ero in uno stato confusionale”.
“Ha capito che era morta?”, chiede ancora il legale. “No”, risponde Whitbread.
“Pensava che fosse ancora viva?”, prosegue l’avvocato, “Penso di averlo pensato”, è stata la risposta.
Poi l’avvocato di parte civile si è concentrato sui precedenti matrimoni dell’uomo, tre.
“Per quali ragioni sono terminati?”, “Il primo perché io avevo un’altra relazione e anche mia moglie ne aveva un’altra; il secondo perché lei ha voluto divorziare da me; il terzo perché incontrai Michele e iniziai una relazione con lei”.
La mattina del 29 ottobre, alle 8 e mezza circa, mentre era in viaggio verso il Regno Unito, Whitbread inviò due messaggi al compagno della donna con cui Michele lo accusava di averla tradita.
“Erano tutte bugie”, scriveva l’imputato. “I messaggi sono stati inviati da Michele, ma non accadrà più”.
Sei ore prima, infatti, l’uomo aveva ucciso la sua compagna.
“Mi dispiace Michele per quello che è successo, ti amo ancora”, ha detto l’imputato in aula alla fine della sua deposizione, “Vorrei non averlo fatto”, chiedendo al presidente della Corte il permesso, accordato, di consegnare una lettera di scuse alle figlie di Michele.
Terminata l’udienza, il presidente Canosa ha disposto la perizia psichiatrica per Micheal Whitbread, l’incarico sarà conferito il 7 febbraio.
Le figlie della vittima
“Per noi oggi è importante aver avuto questa ammissione di responsabilità”,
commenta l’avv. Nadia Germanà Tascona, legale di parte civile delle figlie della vittima, Sarah, Brooke e Harriet, presenti all’udienza.
“Sia dal punto di vista processuale che personale e umano”, spiega l’avv. Germanà. “Quest’uomo era il compagno della loro madre da molti anni”.
La coppia era insieme dal 2006, i due si erano conosciuti nel 2004.