La notizia
E’ stato confermato il primo caso di vaiolo delle scimmie (Monkeypox PMX) in Abruzzo. Lo comunica l’Assessorato alla Sanità.
Si tratta di un 40enne della provincia di Teramo, di ritorno da un viaggio in Spagna.
La conferma dell’infezione è arrivata dalle analisi eseguite nel laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale di Pescara, individuato quale centro di riferimento regionale dal Servizio prevenzione sanitaria del Dipartimento Sanità della Regione.
L’uomo è ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Teramo ed è sottoposto allo specifico protocollo di profilassi sanitaria.
L’Assessorato alla Sanità ha attivato tutte le procedure di intervento per la Monkeypox già dallo scorso maggio, inviando alle Asl le linee guida ministeriali e provvedendo all’individuazione del laboratorio di riferimento regionale.
L’ultima ordinanza del Ministero della Salute è stata pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale e prevede che sia il medico di medicina generale a segnalare, entro 12 ore, il caso sospetto alla Asl competente per territorio. Sarà poi la Asl a disporre i necessari accertamenti diagnostici e ad inserire, entro le successive 24 ore, i dati sanitari sulla piattaforma Premal.
In Italia e nel mondo
Più di 18mila casi di vaiolo delle scimmie sono stati segnalati all’OMS da 78 paesi, con oltre il 70% dalla regione europea e il 25% dalle Americhe. Finora sono stati registrati cinque decessi e circa il 10% dei casi è ricoverato in ospedale”, mentre la Ue sta preparando due procedure per l’acquisto congiunto di nuove dosi di vaccino e del trattamento antivirale Tecovirimat.
Si alza ancora la guardia sul vaiolo delle scimmie con azioni coordinate al livello europeo e mondiale. E proprio in questo solco che la commissaria europea alla Salute Kyriakides, raccomanda ai ministri l’azione su cinque priorità: “intensificare la sorveglianza, identificare e segnalare casi, l’isolamento, la tracciabilità dei contatti e la vaccinazione, e la prevenzione delle infezioni e chiare campagne di comunicazione del rischio in tutti gli Stati membri”.
Resta dunque alta la mobilitazione contro il vaiolo delle scimmie che – dice l’Ema – richiede una “risposta forte” mentre dagli Stati Uniti si considera seriamente una dichiarazione di emergenza.
E anche se più lentamente rispetto ad altri Paesi, anche in Italia aumentano i casi. A ieri, secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute, sono 426 i contagi confermati, 19 in più rispetto alla precedente rilevazione del 22 luglio. A questi si aggiungono due casi, il primo dell’Abruzzo e il primo della Sardegna. La quasi totalità è avvenuta in maschi (sono soltanto 2 le donne), con un età
mediana di 37 anni, anche se i casi hanno riguardato persone dai 20 ai 71 anni. La Lombardia è la Regione più colpita con 197 casi; seguono il Lazio (90), l’Emilia Romagna (49), il Veneto (31). Complessivamente in queste quattro Regioni si concentra l’86% dei casi.
Intanto sempre da oltreoceano, e precisamente dalla città di New York, arriva la richiesta all’Organizzazione mondiale della sanità di cambiare nome al vaiolo delle scimmie, “per evitare il
rischio di razzismo e discriminazione che porterebbe portare chi si ammala a isolarsi invece di cercare le cure necessarie”.
E il direttore generale dell’Oms proprio oggi avverte che “lo stigma e la discriminazione possono essere pericolosi come qualsiasi virus e possono alimentare l’epidemia”.
“Questo è un focolaio che può essere fermato, ha aggiunto, se i Paesi, le comunità e gli individui si informano, prendono sul serio i rischi e adottano le misure necessarie per fermare la trasmissione e proteggere i gruppi vulnerabili. Il modo migliore per farlo è ridurre il rischio di esposizione”. “Per gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, prosegue l’Oms, ciò include, per il momento, la riduzione del numero di partner sessuali, la riconsiderazione del sesso con nuovi partner e lo scambio di dettagli sui contatti con eventuali nuovi partner per consentire il follow-up, se necessario”.