Ettari di coltivazione di grano duro, varietà San Carlo, distrutti irrimediabilmente dalla fauna selvatica. L’emergenza cinghiali non conosce soluzione a Torricella Peligna (Chieti): qui, come mostrano le immagini filmate con un drone nell’Azienda Teti, i campi sono devastati dalla furia degli ungulati. Che di giorno si rifugiano nella riserva di Colle Zingaro, dove prolificano indisturbati, mentre a ora di cena divorano le piantine prelibate che l’agricoltore non potrà vedere né crescere né maturare in grano.
I danni sono ingenti: decine di migliaia di euro di contratti con i pastifici clienti, che non avranno la merce promessa per produrre quella pasta di qualità che tutto il mondo ci invidia.
Fausto Teti racconta al Tgmax: “In Italia si è lottato per anni per ottenere l’etichettatura dei prodotti e per poter garantire al consumatore che nel proprio pacco di pasta sia indicato il Paese di provenienza della materia prima, cioè il grano – dice Teti -. Si è arrivati a fare un buon lavoro con molti pastifici e a garantire un prodotto nazionale certificato e tracciato. Le aziende agricole si sono impegnate a fornire un prodotto di qualità, con investimenti ingenti perché – spiega l’imprenditore agricolo – sono semi specifici che vengono trattati in maniera specifica. Adesso ci ritroviamo con i campi coltivati ma completamente distrutti dai cinghiali”.
Nel frattempo l’Abruzzo attende ancora l’arrivo dell’Esercito (per abbattere 50 mila cinghiali) promesso dal governatore Luciano D’Alfonso in occasione del conferimento di un encomio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, durante la Fonderia dell’estate 2017 a Sulmona (L’Aquila).