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Coronavirus: sospese le funzioni religiose in chiesa, domenica 15 marzo la Santa Messa dell’arcivescovo Cipollone su Telemax

Marzo 14
19:34 2020

Terza domenica di Quaresima



Come è ormai noto, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo scorso sospende a livello preventivo fino a venerdì 3 aprile, sull’intero territorio nazionale, “le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”.

Telemax trasmetterà la S.Messa della terza Domenica di Quaresima dalla sede della Curia Arcivescovile di Lanciano (Chieti), domenica 5 marzo alle ore 10. Celebra l’Eucarestia mons. Emidio Cipollone, Arcivescovo di Lanciano – Ortona.

Lettera di mons. Cipollone ai fedeli della Dicoesi

Sorelle e fratelli carissimi, dopo aver scritto, l’altro giorno, una lettera ai miei e vostri sacerdoti, oggi voglio rivolgermi a voi, come vostro padre e come fratello.

Anch’io, vostro vescovo, ho accolto, con grandissima sofferenza, come tutti i vescovi d’Italia e come ognuno di voi, le indicazioni che ci sono arrivate dalla Conferenza Episcopale Italiana, la quale, a sua volta, ha recepito le disposizioni di emergenza emanate dal Governo e, perciò, in questi giorni, sono in casa come moltissimi di voi.

Guardo l’agenda e, quasi con le lacrime agli occhi, vedo gli innumerevoli impegni che erano previsti per questo tempo forte della Quaresima e che, invece, si son dovuti tutti annullare…

Quante occasioni perdute, quanti occhi che non si sono potuti incrociare, quante mani che non si sono potute stringere, quanti abbracci che non si sono potuti dare e ricevere, quanto ascolto della Parola di Dio che non ha potuto fruttificare, quanta bellezza dei nostri gruppi e delle nostre comunità che è rimasta inespressa e che, inevitabilmente, è andata perduta…

Davvero la nostra vita è stata travolta in un attimo: non solo la nostra vita di credenti ma, anche, le nostre abitudini, i piccoli-grandi rituali di ogni giorno… tutto spazzato via, sino a data da destinarsi! Sino alla data, cioè, in cui potremo tornare ad essere noistessi: perché, adesso, così bloccati in casa, e parlo dei più fortunati, facciamo fatica a riconoscerci…

Infatti, la nostra stessa identità passava attraverso quell’infinità di gesti che ora non ci sono permessi, quelle molteplici relazioni che ora sono sospese, quegli incontri che ora sono vietati, quei luoghi che, in questo tempo di relazioni virtuali, non pensavamo potessero essere così importanti e di cui sentiamo fortemente la mancanza, a partire proprio dalle nostre chiese come luogo in cui incontrarci e pregare insieme, come comunità di battezzati, nella celebrazione dell’Eucaristia o in altri modi…

Come diceva un editoriale di Avvenire, di questi giorni, siamo tornati tutti bambini: inesperti e impacciati di fronte a questa lezione della vita che dobbiamo imparare per forza… ed in premio non c’è un bel voto, ma la salute nostra, dei nostri cari e di tutti! E, come ha detto, padre Giovanni Salonia, insegnante, psicologo e psicoterapeuta, questo “è un tempo strano, dominato dalla paura per un nemico invisibile. Ma il coronavirus può diventare una lectio magistralis (lezione di particolare rilevanza) di antropologia se riusciamo a cogliervi l’appello a un vivere, e a un vivere insieme, intessuto nelle trame della vita e della morte, dell’amore di sé e dell’amore per l’altro.

Cogliamo la sfida di questo momento. Torniamo ad imparare che si vive con pienezza se si accetta la sfida dell’alterità e la necessaria trasformazione del limite. Se ritroveremo la centralità dell’abitare noi stessi e la Terra come una casa, il coronavirus non ci avrà terrorizzato invano”. 2 Non dobbiamo, perciò, cadere nella tentazione del pessimismo, dello sconforto, della disperazione ma, piuttosto, tenere insieme prudenza e discernimento, aiuto spirituale e sostegno scientifico, responsabilità individuale e responsabilità comunitaria, fortezza contro la paura e speranza nel futuro…

Come in tutte le situazioni difficili ed emergenziali, questo è il momento, carissimi, di dare e fare del nostro meglio, il bene possibile, come dice Papa Francesco, ricordando che, nel passato, non ci siamo mai tirati indietro quando si è trattato di misurarsi con le difficoltà e che, nella nostra lunga storia, abbiamo dato ampia prova di resistenza e di rinascita.

Ciò che ci insegna questa pandemia è che non è possibile pensare di farcela da soli: la Chiesa italiana ci ricorda che non serve “soffiare sulla paura”, “attardarci sui distinguo” o “puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti del decreto” anti-coronavirus del Governo… Più che guardare a quanto può non essere gradito, dobbiamo, responsabilmente, ricordarci che l’emergenza si affronta nella collaborazione e nella solidarietà, facendo ciascuno la propria parte. E se questo vuol dire cambiare le nostre abitudini e i nostri stili di vita per un periodo, facendo dei sacrifici e accettando inevitabili misure restrittive, sono certo che tutti noi crediamo che tutto ciò sia per il bene di tutti e per il futuro di ciascuno! In questo particolare periodo, in cui sono sotto tiro la nostra salute e la tenuta del sistema sanitario locale, regionale e nazionale, la nostra sopravvivenza e la tenuta dell’intero sistema Italia, la nostra fede e la tenuta della nostra Chiesa locale e nazionale, sono tanti, davvero tantissimi, quelli che si stanno impegnando, allo stremo, per non lasciar andare alla deriva nessuno: né i malati, né i poveri, né i bambini, né i giovani, né gli anziani, né gli studenti, né i lavoratori, né i carcerati, né i credenti di ogni ordine e grado, né la Chiesa, né il Paese intero.

A tutti va il mio grazie e la mia gratitudine, sincera e convinta. Penso, quindi, ai medici e agli infermieri, ai ricercatori e ai volontari, ai governanti, ai sindaci e agli uomini e alle donne delle istituzioni in genere, agli operatori Caritas e a chiunque altro opera nel campo della solidarietà, ai genitori e ai nonni, ai giovani, agli insegnanti e ai tanti che operano nel mondo del lavoro, alle varie forze dell’ordine e ai sacerdoti… Penso, ancora, a tutti coloro che, in un qualunque modo, collaborano al superamento di questo momento… Agendo tutti insieme, e con una comune responsabilità, saremo, certamente, in grado di contribuire alla risoluzione di questo tempo così duro e difficile.

Sorelle e fratelli carissimi, davvero vorrei incontrare ciascuno di voi e abbracciarvi, guardarvi negli occhi ed esprimervi il mio affetto e la mia vicinanza e quella di tutti i vescovi e di Papa Francesco di cui, proprio oggi (13 marzo, ndr), ricorre l’anniversario dell’elezione. Come lui stesso ha detto questa mattina, nella celebrazione a Santa Marta, vi chiedo di pregare per chiunque ha responsabilità e deve prendere decisioni, non sempre facili e condivise…

Pregate per il Papa e pregate anche per me. Da parte mia, vi assicuro di portarvi tutti nel cuore, nella celebrazione eucaristica, senza il popolo ma per il popolo (come ho scritto ai sacerdoti), e nella preghiera personale, in questi giorni più prolungata e più tranquilla. Al Signore, per l’intercessione e i meriti di Maria Santissima del Ponte e di San Tommaso Apostolo, nostri Patroni, chiedo salute, forza, coraggio e speranza per tutti ma, specialmente, per chi è in prima linea. In particolare, la mia preghiera e il mio ricordo vanno a chi è malato affinché possa guarire presto e tornare alla quotidianità della vita e alle famiglie che sono state colpite dal lutto e che, a causa delle restrizioni di questi giorni, non possono avere nemmeno la consolazione della celebrazione funebre.

La mia preghiera e il mio ricordo, inoltre, vanno a tutte le persone che si sentono smarrite e a quelle che sperimentano una grande sofferenza, non potendo partecipare alla celebrazione quotidiana o domenicale dell’Eucaristia né fare la comunione: vi invito alla preghiera personale, di coppia e familiare; a far diventare ogni vostra casa una Chiesa domestica; a fare, frequentemente, la comunione spirituale e a leggere, 3 approfondire e meditare più abbondantemente la Parola di Dio. Il Signore, con la magnanimità che lo contraddistingue, vi ripagherà con tantissimi frutti spirituali!

Vi invito, ancora, ad approfittare delle varie televisioni – TV2000, TelePadrePio, TelePace… – che si stanno attrezzando per accompagnarci nella nostra preghiera; vi invito, anche, per chi ne ha la possibilità, ad utilizzare l’infinito mondo del web, comprese le dirette facebook delle celebrazioni che alcune delle nostre parrocchie hanno cominciato a realizzare (approfitto di questo passaggio per ringraziare i sacerdoti che, in questo modo o in altri modi, a seconda della loro fantasia pastorale, stanno facendo del loro meglio per non farvi mancare il loro sostegno e la loro guida) e l’utilizzo dei vari sussidi che la Conferenza Episcopale Italiana sta, man mano, preparando e pubblicando (reperibili su internet).

Vorrei dirvi, infine, che domenica prossima, 15 marzo 2020, intorno alle 10, Telemax trasmetterà la Santa Messa, celebrata da me, in episcopio.

Vorrei concludere e salutarvi, dandoci appuntamento al più presto possibile, con la Preghiera nel tempo della fragilità, preparata dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana: “O Dio onnipotente ed eterno, ristoro nella fatica, sostegno nella debolezza: da Te tutte le creature ricevono energia, esistenza e vita. Veniamo a Te per invocare la tua misericordia, poiché oggi conosciamo ancora la fragilità della condizione umana, vivendo l’esperienza di una nuova epidemia virale. Affidiamo a Te gli ammalati e le loro famiglie: porta guarigione al loro corpo, alla loro mente e al loro spirito. Aiuta tutti i membri della società a svolgere il proprio compito e a rafforzare lo spirito di solidarietà tra di loro. Sostieni e conforta i medici e gli operatori sanitari in prima linea e tutti i curanti nel compimento del loro servizio. Tu che sei fonte di ogni bene, benedici con abbondanza la famiglia umana, allontana da noi ogni male e dona una fede salda a tutti i cristiani. Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo ritornare sereni alle nostre consuete occupazioni e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato. In Te noi confidiamo e a Te innalziamo la nostra supplica perché Tu, o Padre, sei l’autore della vita, e con il tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, in unità con lo Spirito Santo, vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. Maria, salute degli infermi, prega per noi!”. 

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