“La via verde non si tocca. È patrimonio di tutti e non deve diventare terreno di conquista”.
Costa dei trabocchi, tra abusivismi e controlli delle strutture stagionali che non vengono smantellate dopo la scadenza dei 180 giorni consecutivi, autorizzati dalle amministrazioni comunali. Gli imprenditori chiedono aiuto alla politica, che interviene con un emendamento presentato in consiglio regionale dal firmatario Fabrizio Montepara (Lega).
Il testo recita: “Il comma 1 dell’articolo 54 della l.r. 31 luglio 2018 n. 23 (Testo unico in materia di commercio) è sostituito con il seguente: “1. I Comuni stabiliscono le condizioni per l’esercizio dell’attività di somministrazione in forma stagionale, considerandosi tale l’attività svolta per uno o più periodi, nel complesso non inferiori a novanta giorni di effettiva apertura e non superiori a centottanta giorni di effettiva apertura per ciascun anno solare”.
L’emendamento non viene messo a i voti, ma rinviato all’ultima seduta della legislatura, martedì prossimo.
Scoppia la polemica in aula. Montepara parla di scorretta informazione e di fuga di notizie dagli uffici regionali, con intervento di conseguenza errato del presidente della Provincia di Chieti sulla stampa. Replica il capogruppo del PD Silvio Paolucci, che chiama in causa un imprenditore della costa, candidato con la Lega alle prossime regionali, il quale nelle chat scrive: “Adesso sapete chi non dovete votare, vogliono la nostra morte”.
Il comunicato stampa di Paolucci
“No forte e chiaro al tentativo di privatizzare la Costa dei Trabocchi contenuto nell’emendamento della maggioranza prima presentato e poi rinviato al prossimo Consiglio regionale, calato dall’alto dal centrodestra senza alcuna condivisione. Lo ribadiremo ad ogni occasione dentro e fuori dall’aula semmai dovesse tornare in discussione questa nuova “sveltina” ambientale del governo Marsilio. Una bruttissima cosa sia per il metodo, visto che la si voleva passare l’ultimo giorno utile e nell’ultimo Consiglio regionale della legislatura, senza alcun confronto con le associazioni di categoria, né con il presidente della Provincia di Chieti e né con i sindaci e sia nel merito, perché non è possibile nessuna verifica sull’effettiva apertura degli esercizi commerciali, in quanto le leggi europee e nazionali sulla libera concorrenza non lo permettono più. Marsilio ritiri questo provvedimento iniquo e dannoso per il bene pubblico”, è il commento del capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci, che annuncia mobilitazione.
“Siamo pronti a fermare questo nuovo e immotivato scempio all’ambiente ad opera del centrodestra, che non nasce da un momento all’altro né dagli uffici, visto che la Lega ha fatto girare messaggi eloquenti su un emendamento che vede tutti d’accordo perché tutti lo conoscevano, tranne chi invece avrebbe dovuto”, rimarca Paolucci.
“Dopo l’attentato ai confini della riserva del Borsacchio, portata a termine dalla maggioranza notte tempo durante la seduta di bilancio, salviamo l’Abruzzo e il territorio della Costa dei trabocchi dall’ennesima ipoteca sugli abruzzesi”, prosegue il capogruppo PD.
“L’azione della Giunta Marsilio apre le porte ad un’occupazione del suolo di fatto indiscriminata, a vantaggio di chi vuole acquisire posizioni di privilegio nello sfruttamento economico dell’area costiera che invece andrebbe rispettata, tutelata e valorizzata, limitandone una progressiva snaturalizzazione”.
“Non è questo il metodo, le proposte devono avere un percorso trasparente e democratico e devono poter essere discusse con tutti i soggetti istituzionali e territoriali portatori d’interesse, non così come si è provato a fare oggi. La nostra Costa dei Trabocchi sta crescendo in visibilità e frequentazione grazie al lavoro della Provincia di Chieti e delle istituzioni che vi si affacciano, la Regione deve fare filiera e non marketing con il patrimonio d’Abruzzo, promuovendolo, ma non svendendolo per fare cassa. Ci opporremo con ogni mezzo, non solo per ragioni ideologiche, ci meraviglia, anzi, che le forze politiche di maggioranza avallino tale mercimonio, ma soprattutto per ragioni legate alla sostenibilità e alla fruibilità di tanta bellezza che non deve essere gestita da pochi, ma deve essere e restare di tutti”.