La notizia
Alla fine è riuscito nel suo intento, più volte dichiarato: si è tolto la vita in carcere, a Lanciano, dove era detenuto da tre giorni Giovanni Carbone, il 39enne che lunedì scorso uccise a Miglianico la compagna Eliana Maiori Caratella, di 41 anni.
L’uomo, poche ore dopo aver compiuto il femminicidio, si era costituito ai carabinieri del paese.
Carbone si è impiccato all’interno della sua cella di massima sicurezza.
Era sorvegliato, proprio perché aveva manifestato sin dall’inizio la volontà di farla finita.
Voleva suicidarsi già subito dopo aver ucciso Eliana, compiendo un omicidio-suicidio, ma ai militari, che quella tragica mattina gli trovarono la pistola con il colpo in canna, confessò di non aver trovato il coraggio. Fino alle 19:50 di giovedì, dopo 72 ore di detenzione.
Non aveva con sé oggetti non consentiti, Carbone si è impiccato utilizzando i pantaloni che indossava, alle sbarre della finestra della sua cella.
Tutto è avvenuto in pochissimi minuti.
A nulla è servita la cd. grande sorveglianza, cioè la sorveglianza del detenuto tramite video da remoto, con l’obiettivo della telecamera puntato addosso.
Gli agenti della polizia penitenziaria hanno potuto vedere l’uomo sullo schermo mentre si preparava a compiere il gesto estremo, ma la corsa disperata fino alla cella è stata inutile.
Neppure il soccorso quasi immediato del medico, che poco prima aveva visitato un altro detenuto nella cella accanto, è servito a salvargli la vita. Assieme ai sanitari del 118, giunti sul posto con l’ambulanza, hanno solo potuto constatare il decesso dell’assassino di Eliana.
Videosorveglianza da remoto, carenza di personale
Il suicidio di Giovanni Carbone è l’83esimo avvenuto nel corso del 2022 nelle carceri italiane. A Lanciano, negli ultimi anni, i poliziotti penitenziari hanno sventato alcuni tentativi di suicidio: un detenuto provò ad impiccarsi utilizzando un asciugamano, un altro invece utilizzando il gas della bomboletta per fare il caffè. In entrambi i casi è stato tempestivo l’intervento degli agenti presenti, che hanno scongiurato il peggio.
La casa circondariale di Lanciano non rientra nella casistica dei suicidi in carcere, negli ultimi 20 anni non si ha memoria di casi avvenuti. Detiene invece il triste primato nazionale nel 2021 la “Casa lavoro”, con annessa sezione circondariale, di Vasto. Nella struttura di Torre Sinello, infatti, lo scorso anno si tolsero la vita tre detenuti; tra questi il caso più eclatante fu quello di Sabatino Trotta, primario di Psichiatria alla Asl di Pescara, arrestato con l’accusa di aver pilotato un appalto pubblico da 11 milioni di euro.
Secondo il rapporto annuale dell’Associazione Antigone, gli istituti dove sono avvenuti più casi di suicidio nel corso del 2021 sono la Casa Lavoro di Vasto e la Casa Circondariale di Pavia, entrambi con tre decessi. Seguono con due casi di suicidi ognuno, gli istituti penitenziari di Avellino, Bari, Benevento, Cagliari, Ferrara, Foggia, Frosinone, Milano Bollate, Monza e Vicenza.