Ecco le denunce al Tgmax
In area frentana c’è una guerra in atto che si svolge a colpi di polpette per cani avvelenate con la stricnina e di taniche di benzina usate per incendiare le auto nei boschi tra il Feltrino e il Moro: è un avvertimento ai tartufai in regola con tesserino, partita Iva e tassa regionale.
Non venite qui a cercare il tartufo, sembrano dire i bracconieri che rovinano i campi con le zappe. Ma per racimolare 50 euro al chilo sul mercato nero, c’è chi è disposto a tutto. Anche a distruggere la vegetazione che poi impiegherà altri 15 anni per produrre di nuovo tartufi.
Questa guerra silenziosa si combatte sulle colline di Frisa, Crecchio, Poggiofiorito e Lanciano (Chieti). Per tartufi si va all’alba, secondo regolamento regionale modificato nel 2012 assieme alle associazioni di tartufai, che hanno accolto volentieri l’incremento della tassa fino a 150 euro pur di avere garantiti i controlli sul territorio. Che però non ci sono affatto, lamentano.
A Pietro Cirigliani, di Atessa, è stato incendiato il Pk alle 5 del mattino mentre cercava tartufi; sul posto si sente ancora l’odore acre della gomma bruciata.
Costantino Di Labbio, di Lanciano, è al lavoro con Mia, lagotto di due anni. Ad aprile ha perso il suo bracco Johnny avvelenato da una polpetta.
Per Asia di Marco l’istituto zooprofilattico di Teramo ha accertato l’avvelenamento da stricnina, biocida molto usato in agricoltura ma vietato dal 2006 da una direttiva europea. Stessa sorte anche per Lola di Carmine De Gregorio, di Villa Andreoli di Lanciano.
La Regione Abruzzo viene chiamata in causa, “non si può rischiare la vita per lavorare”.