Aldo Rodolfo di Nunzio, 71 anni, è stato arrestato per omicidio aggravato della moglie, avvenuto il 15 luglio 2022.
La donna, Annamaria D’Eliseo, fu trovata morta nel garage di casa, a Iconicella di Lanciano (Chieti).
Svolta nelle indagini
Lui si è sempre professato innocente, e l’autopsia non poté confermare se fosse stato un gesto volontario della bidella oppure omicidio. Oggi la svolta nelle indagini, con l’arresto dell’uomo per opera dei carabinieri del Norm della Compagnia di Lanciano, agli ordini del maggiore Giuseppe Nestola.
I militari sono andati a prenderlo a casa oggi pomeriggio, un anno e mezzo dopo la morte della donna, trovata priva di vita nel garage di casa.
Sembra risolto il giallo dell’Iconicella, che per mesi ha diviso l’opinione pubblica in città, tra innocentisti e colpevolisti.
Lui, ispettore dei vigili del fuoco in pensione, con un presente di agricoltore di ortofrutta e allevatore di “galline felici”, come recita il cartello davanti la grande casa che per giorni è stata oggetto di perquisizioni e indagini da parte dei carabinieri della scientifica.
Lei, 60 anni, bidella alla scuola primaria Eroi Ottobrini, in centro città.
Lui definito con un carattere scontroso e burbero; lei è ricordata, da quanti la conoscevano e frequentavano, come persona mite, sorridente e disponibile con tutti.
Le indagini inizialmente si erano orientate sull’ipotesi di suicidio, ma già la scorsa estate il procuratore capo di Lanciano, Mirvana Di Serio, aveva presentato una richiesta di custodia cautelare per l’uomo; in quella circostanza però l’istanza venne respinta.
Oggi la svolta nelle indagini, che non si sono mai fermate, con nuove prove a carico del presunto uxoricida: ci sarebbero, infatti, delle registrazioni video e audio della telecamera di videosorveglianza del giardino dell’abitazione, che inchioderebbero Di Nunzio per l’uccisione della moglie.
La cronaca di oggi
Di Nunzio, subito dopo l’arresto, ha lamentato un dolore alla spalla ed è stato accompagnato dai carabinieri in Pronto soccorso dell’ospedale “Renzetti”; poi, una volta accertato il suo stato di salute, è stato trasferito nel carcere di Lanciano.
Già per due volte, prima a luglio scorso dal gip di Lanciano, poi a settembre scorso al Tribunale del Riesame dell’Aquila, era stata rigettata la richiesta di custodia cautelare, basata sulle perizie tecniche eseguite sui cavi elettrici trovati intorno alla gola della vittima, che non avrebbero potuto reggere il peso della donna.
In seguito ad altre indagini, il procuratore capo di Lanciano, Mirvana Di Serio, ha chiesto e ottenuto l’arresto dell’uomo su provvedimento del gip Massimo Canosa. Sono stati i nuovi elementi probatori a portare alla misura cautelare, grazie a supporti video ed audio.
Per oltre un anno e mezzo l’indagine è andata avanti tra l’ipotesi di suicidio e quella di omicidio: neppure l’autopsia aveva dipanato i dubbi.
Di Nunzio è difeso dall’avvocato Silvia De Santis del foro dell’Aquila.