Aumentare il plafond dei finanziamenti destinati alle donne vittime di violenza; creare case di primissima accoglienza; accelerare la tempistica nell’elargire i fondi alle strutture che operano in difesa delle donne; istituzionalizzare e rendere pienamente operativi per conto della Regione i centri anti violenza.
Sono solo alcune delle necessità ed istanze emerse ieri pomeriggio nel corso dell’incontro che le candidate del centro sinistra per il rinnovo del consiglio regionale, Rita Aruffo (Alleanza Verdi e Sinistra), Dora Bendotti (Abruzzo Insieme) ed Elisabetta Merlino (Partito Democratico), hanno avuto con le operatrici dei centri anti violenza e le associazioni in difesa dei diritti delle donne.
Un incontro volutamente informale, nel salotto dell’Hotel Excelsior di Lanciano (Chieti), che ha consentito il dialogo, il confronto, il guardarsi negli occhi come un gruppo di amiche che si ritrova per un caffè e che ha riscontrato il plauso delle operatrici intervenute.

L’incontro è stato voluto dalle candidate per conoscere le necessità dei centri e degli sportelli anti violenza dalla viva voce di chi vi opera tutti i giorni. Presenti all’incontro le responsabili delle associazioni Dafne, Donn’è, I colori dell’Iride, Centro Italiano Femminile (Cif) e associazione Ok. E tra le molte urgenze è stata condivisa da tutte le presenti la creazione di cosiddette “case di transizione”, ovvero luoghi sicuri, che possano rispondere in modo immediato all’emergenza, ma che sono diversi dalle case rifugio per la cui attivazione è necessaria una procedura particolare e un contesto di grave pericolo per l’incolumità della vittima (in tutto Abruzzo ne sono presenti pochissime).
“Spesso – hanno dichiarato le operatrici – ci troviamo completamente scoperte in un caso di emergenza dove è necessario agire subito, nel giorno stesso in cui veniamo contattate, molte volte anche dalle forze dell’ordine. Ma l’emergenza non può e non deve essere un carico del centro anti violenza che ha bisogno di 3-4 incontri per pianificare l’allontanamento, verificare le disponibilità, informare correttamente la donna e programmare la gestione dei figli minori”.
Altro argomento condiviso è stata la formazione del personale che, in varie strutture, si occupa della prima accoglienza delle donne vittime di violenza, come ad esempio negli ospedali. In molti presidi di altre regioni, come la Toscana, infatti, sono attive le “cartelle rosa”, ovvero un percorso di accesso al Pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, in collaborazione con enti istituzioni e le reti territoriali del centri anti violenza che prevede, tra le altre cose, anche personale formato all’accoglienza il più possibile appropriata di donne e bambini vittime di violenza, e che sappia riconoscere determinati casi e di agire secondo un determinato protocollo.
Fondamentali per lo sviluppo di una cultura che scardini gli stereotipi sulle donne e contro le donne, diventano inoltre anche la conoscenza, l’educazione al rispetto e al dialogo, temi che per la candidata di Abruzzo Insieme, Dora Bendotti, devono essere veicolati nelle scuole da “personale qualificato e formato e che deve agire di pari passo con gli sportelli di ascolto già presenti nei nostri istituti”. Ancora, per la candidata alle regionali di Abruzzo Insieme l’impegno del prossimo governo regionale “dovrà riguardare l’aumento dei finanziamenti riservati alla difesa dei diritti e della salute delle donne e destinati ai centri anti violenza le cui operatrici vengono pagate appena 20 euro l’ora e quello di accorciare i tempi burocratici di erogazione dei finanziamenti. I tempi sociali – ha sottolineato Bendotti – non corrispondono ai tempi burocratici, si deve fare di più”.
“È un tema che mi sta particolarmente a cuore”, commenta Elisabetta Merlino, candidata PD, di professione avvocata, che pure con il suo lavoro ha avuto e ha occasione di rendersi conto di situazioni complesse e difficili vissute da donne, spesso senza un lavoro e quindi senza nemmeno la possibilità di affrancarsi da un marito o compagno violento e molestatore.
“È stato un incontro importante che ci pone di fronte a questioni che meritano un’attenzione profonda e azioni adeguate. È emersa prima di tutto la necessità di dare un contenuto alla legge regionale, mi riferisco all’ampliamento della legge del 2006. Dalla narrazione – dice la candidata del PD – bisogna passare all’applicazione concreta se si vogliono dare risposte serie alle richieste legittime delle varie associazioni e dei centri antiviolenza, che si trovano ad operare tra tante difficoltà e vanno avanti grazie soprattutto al volontariato e allo spirito di servizio e solidarietà delle tante professioniste che lavorano in questi luoghi di cura e di accoglienza. Il loro impegno e pure i risultati sono lodevoli ma è chiaro che non si può e non si deve continuare così. È fondamentale – dice Merlino – investire, reperire risorse e finanziamenti e avere la giusta attenzione in merito alla destinazione dei contributi stessi. Particolare considerazione merita il punto legato alle cosiddette “case di fuga” ovvero quelle case che dovrebbero accogliere e garantire serenità e sicurezza a donne che si sono allontanate da un uomo violento e maltrattante ma non c’è ancora un provvedimento del giudice, e non hanno un posto dove andare. Queste case dovrebbero essere sostenute economicamente e tutto il personale che ruota intorno a queste delicate vicende dovrebbe essere adeguatamente formato e retribuito”.
“Mi preme sottolineare che quando si parla di violenza contro le donne non si può prescindere dalla matrice patriarcale, da una cultura maschilista non facile da sradicare, ma il nostro impegno deve andare in questa direzione. È una battaglia che dobbiamo combattere insieme perché è un problema culturale. Tutte le agenzie educative dovrebbero essere coinvolte, ognuno per la propria parte.
“Le conquiste fatte – conclude Merlino – sono il risultato dell’impegno forte, determinato, coraggioso delle donne che hanno riempito le piazze, che si sono fatte sentire con tutti i mezzi che avevano a disposizione. Tanto è stato fatto ma tanto c’è ancora da fare e la nostra voce deve essere ancora una volta, forte, chiara, sicura, senza tentennamenti perché non è possibile che si continui a morire per mano di un uomo e che si continui a subire una evidente disparità di trattamento nelle cariche e nella retribuzione”.