Convention al porto turistico di Pescara
Ha esordito con l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” sul palco dal quale ha lanciato la candidatura a presidente: “Abruzzo, una storia da scrivere insieme” è lo slogan scelto da Giovanni Legnini per la campagna elettorale presentata ufficialmente a Pescara. “Ho raccolto l’invito di voi tutti e mi candido”, parole dette con l’emozione che traspare e arriva fino alle centinaia di sostenitori, accorsi al porto turistico da ogni parte della regione.
Legnini si candida “non per il centrosinistra” ma per l’Abruzzo con una coalizione plurale: il già vice presidente del Csm mette subito le cose in chiaro con il suo partito di provenienza, il Pd (del quale non ha la tessera da 4 anni), e con Luciano D’Alfonso. “Se sarò eletto – ha detto alla platea dei sindaci e amministratori locali – chiamatemi Giovanni o presidente ma non governatore, perché – ha specificato – non vorrò essere un uomo solo al comando”. Ed ecco l’applauso più fragoroso dei suoi sostenitori, ansiosi in tanti di chiudere la parentesi dalfonsiana e voltare pagina.
“Né continuità né discontinuità”, si raccoglierà quel che di buono è stato fatto, come l’uscita dal commissariamento della sanità, “un percorso – ha riconosciuto Legnini – avviato dall’ex presidente Gianni Chiodi e terminato con l’assessore uscente Silvio Paolucci”. Dalle critiche per le lunghe liste d’attesa, dalle istanze e dalle sollecitazioni dobbiamo ripartire “per garantire il diritto costituzionale alla salute per tutti gli abruzzesi”.
Ma spetta al lavoro il primo degli obiettivi enunciati, poi la formazione, la tutela della natura dalla montagna al mare (celebrati con i versi di Ennio Flaiano), le “riforme incisive” nei vari settori dei servizi, dalla gestione dell’acqua pubblica a quella dei rifiuti.
“Esiste una quota di cose possibili da fare che dipende dalla Regione e che noi dovremo fare – ha proseguito Legnini – come il farsi rispettare anche dalle imprese multinazionali, che non si possono permettere di utilizzare, sfruttare, mandare a casa i lavoratori, non motivare, non presentarsi, come è già accaduto per la Honeywell e ora sta accadendo per la Ball. Vorrei peraltro che noi inviassimo da qui – è stato l’invito di Legnini – un forte abbraccio e solidarietà vera a quei lavoratori e a quelle famiglie, e vorrei ringraziare i sindacati, Giovanni Lolli e le associazioni datoriali per quello che stanno facendo per evitare che altre fabbriche chiudano”.
A 50 giorni dall’appuntamento con le urne, i tempi stretti impongono un ritmo serrato per raccogliere le firme: 1600 per ogni lista e per ogni provincia; notaio presente nel padiglione e banchetti allestiti all’ingresso. E poi, c’è ancora spazio per le candidature: “Siamo a buon punto – dice Legnini – ma invito molti di voi a candidarvi, a metterci la faccia, ad impegnarvi. C’è bisogno dell’energia e dell’apporto di tutti”.
“Non vi sarà più un partito e satelliti di quel partito ma una coalizione ampia, una costellazione di soggetti candidati. Una coalizione plurale, un’alleanza tra progressisti e liberali, tra il popolarismo e i moderati di questa regione”, ha detto Legnini, rivolgendosi “con rispetto ai tanti elettori del M5s, che stanno constatando come le aspettative che avevano riposto nel cambiamento, tardano, nella migliore delle ipotesi, a realizzarsi – ha aggiunto Legnini – e, con lo stesso rispetto, agli elettori del centrodestra, per dire loro di aderire e scommettere su questo progetto, perché non li deluderemo e perché noi vogliamo animare una nuova alleanza per l’Abruzzo, l’alleanza tra i cittadini, le forze politiche e le istituzioni locali per l’Abruzzo”.
Su un ultimo punto Legnini è stato chiaro, le decisioni che riguarderanno la regione saranno prese solo in Abruzzo. Ringraziando i sindaci che si sono battuti contro lo spostamento dell’autostazione Tiburtina e l’aumento dei pedaggi dell’autostrada più cara d’Italia, il candidato presidente ha detto: “Ci prendete i soldi per mettere in sicurezza l’autostrada? Questa è una infrastruttura nazionale, ci passano tutti, deve pagare il bilancio dello Stato e non i cittadini – ha detto Legnini -. E non è possibile che questa infrastruttura sia gravata dai pedaggi più cari, più esosi d’Italia”.
“Noi chiediamo rispetto per questa regione – ha concluso Legnini -. Diciamo a chiare lettere, ogni riferimento a fatti e situazioni è puramente casuale, che le decisioni che riguardano gli abruzzesi non si prendono a Roma, non si prendono a Milano, non si prendono a Bruxelles, si prendono qui. Questo è il senso della mia volontà di rappresentarvi”.