La situazione meteorologica così estrema concretizzava il rischio di un pericolo. Quel 18 gennaio 2017 “C’erano tre cose da fare senza indugio: chiudere la strada, sgomberarla dalla neve ed evacuare l’hotel”.
La Corte d’Appello dell’Aquila ha depositato le motivazioni della sentenza di secondo grado che ha condannato tre persone in più rispetto al tribunale di Pescara per la tragedia di Rigopiano, in cui morirono 29 persone.
C’erano delle azioni da mettere in campo da parte della Provincia di Pescara e del Comune di Farindola, in primis: da qui la conferma delle condanne per i funzionari del servizio strade della Provincia, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e per il responsabile dell’Ufficio tecnico dello stesso Comune, Enrico Colangeli.
Seguendo lo stesso ragionamento, si inseriscono anche le condanne dell’allora prefetto Francesco Provolo e del suo ex capo di Gabinetto, Leonardo Bianco, assolti in primo grado.
Per i giudici d’Appello, “Provolo è venuto meno a obblighi specifici, in particolare l’attivazione del centro coordinamento dei soccorsi e della sala operativa”.
Dunque omissione e rifiuto di atti di ufficio a cui si aggiunge il falso ideologico, “per aver comunicato al Ministero, contrariamente al vero, l’attivazione degli strumenti di emergenza”.
Tuttavia, “nelle motivazioni si chiarisce che queste omissioni non hanno avuto effetti causali sulle morti: i tecnici erano comunque stati sentiti e non avevano dato al prefetto specifiche indicazioni per assumere provvedimenti che avrebbero potuto impedire la catastrofe”. I giudici hanno infine chiarito altri due aspetti: nessuna responsabilità a carico della Regione Abruzzo, “sulla mancata redazione della carta delle valanghe, competenza invece del Comitato Tecnico regionale per lo studio della Neve e delle Valanghe (CoReNeVa)”.
Quanto agli ex sindaci, per la Corte non può essere loro addebitata la mancata modifica dei Piani regolatori, atti di competenza dei consigli comunali.
Le motivazioni della sentenza n. 294/2024 del processo a carico di 28 imputati, relativo alla tragedia di Rigopiano del 2017, sono state depositate dal presidente della sezione penale e del collegio giudicante della Corte d’Appello dell’Aquila, Aldo Manfredi.
A renderlo noto è la stessa Corte d’Appello in una breve comunicazione pubblicata sul suo sito web.
“Il deposito è avvenuto anticipatamente a quello assegnato – si legge nella comunicazione – onde consentire alle parti di usufruire di ulteriore tempo per lo studio della sentenza, al fine della eventuale proposizione di impugnazione”.
La sentenza fu emessa lo scorso 14 febbraio e aveva portato a otto condanne e 22 assoluzioni.