Si è svolto a Pescara e conclusosi a fine novembre 2023, un programma di giustizia riparativa che ha riguardato due giovani, coinvolti nel reato di rissa avvenuto in un locale per la movida di Fossacesia Marina e in carico all’Ufficio esecuzione penale esterna di Pescara.
Il sindaco di Fossacesia (Chieti) Enrico Di Giuseppantonio, ha partecipato all’incontro con i due giovani e gli operatori. È stato il primo caso in Abruzzo in cui un primo cittadino, in rappresentanza della propria comunità, ha incontrato gli autori del reato, dialogato con loro e accertato il loro reale pentimento per quanto fatto.
«Di fronte ho avuto due giovanissimi – racconta Di Giuseppantonio – sinceramente rammaricati e che mi hanno commosso per la loro serietà e lealtà».
«Ho spiegato loro che i fatti dei quali sono stati protagonisti possono creare allarme sociale, un danno economico rispetto a una città turistica come Fossacesia, preoccupazione nelle famiglie dei loro coetanei che frequentano i locali della costa. È stata un’esperienza importante soprattutto sotto l’aspetto umano».
Il percorso realizzato è «un programma di giustizia riparativa fortemente inclusivo – sottolinea la dott.ssa Francesca Genzano, responsabile del Centro di giustizia riparativa di Studio IRIS – che offre una modalità di gestione dei conflitti basata sul dialogo guidato tra le persone, disposte in modalità circolare, in cui vengono esplorati bisogni e interessi, al fine di attivare un processo di empowerment e responsabilità, al fine di generare forme di riparazione dell’offesa nella sua dimensione globale ed adottare modalità di prevenzione di futuri conflitti e reati. Si tratta di un processo dialogico aperto alla partecipazione anche della comunità che offre ai partecipanti l’opportunità di narrare la propria esperienza in relazione al reato, dare voce alle emozioni e ai sentimenti generati dall’offesa e pensare insieme a come riparare alle conseguenze che ne sono derivate, per le persone e per la comunità ferità».
Il processo dialogico è stato condotto da mediatori penali ed esperti in programmi di giustizia riparativa, Maria Dorinda Silvestri, Chiara Gentile e Maria Alice Trombara.
I mediatori penali hanno accompagnato le persone in questo percorso, hanno sottolineato che il programma di giustizia riparativa realizzato ha consentito, in un clima di fiducia, un pieno riconoscimento reciproco tra le parti, il chiarimento del conflitto generato dal reato, l’emersione di valori e interessi condivisi, la riconciliazione ma soprattutto ha visto generare pensieri riparativi. L’esito positivo del percorso ha generato una forma simbolica di riparazione attestata da una commossa stretta di mano tra le persone accompagnata dall’impegno ad agire responsabilmente per il benessere della comunità tutta: un esito volto alla riparazione dell’offesa idoneo a rappresentare l’avvenuto riconoscimento reciproco e la possibilità di ricostruire la relazione tra i partecipanti, anche nell’ottica di potenziare il senso di appartenenza alla comunità.
La partecipazione del sindaco di Fossacesia è stata particolarmente significativa ed apprezzata dall’organizzazione: la comunità rappresentata coinvolta in qualità di “vittima”, parte offesa, può essere anche destinataria di azioni di potenziamento del senso di sicurezza collettivo e destinataria di politiche di riparazione. Il triplice ruolo è testimonianza dell’impegno verso la comunità tutta, per sostenere il senso di comunità e creare le condizioni affinché le persone si assumano la responsabilità del proprio benessere e si prendano cura, insieme, dello strappo relazionale che il reato genera e che incide sulla percezione di sicurezza sociale.
L’esperienza realizzata si inserisce nell’ambito delle attività del Servizio di mediazione penale e giustizia riparativa nato nel 2019 a Pescara, su impulso dell’Ufficio di Esecuzione penale esterna della città, ministero della Giustizia, e tuttora in corso di realizzazione a cura di Studio IRIS, quale ente affidatario. Il servizio erogato in Abruzzo – riferiscono gli affidatari – ha consentito negli anni a numerosi autori di reato (indagati, imputati, condannati) e vittime (persone e parti offese) di usufruire gratuitamente di uno spazio che offre un modello di intervento sui conflitti, originati da un reato, che caratterizzato dal ricorso a tempi e strumenti che consentono alle parti coinvolte di incontrarsi per gestire insieme, responsabilmente, gli effetti generati dall’azione criminosa. In questo momento storico, caratterizzato dalla Riforma Cartabia e della recente Disciplina organica della giustizia riparativa, che riconosce alle vittime il diritto alla riparazione ed agli autori dell’offesa significative opportunità di responsabilizzazione, attivare e realizzare, oltre ai percorsi di mediazione penale vittima/autore dell’offesa anche programmi di giustizia riparativa che coinvolgono anche la comunità quale destinataria delle politiche di riparazione, significa guardare al futuro investendo tutti della responsabilità di contribuire a processi di riparazione e di pacificazione sociale.
«La giustizia riparativa – sottolinea Genzano – è il futuro della nostra società perché riesce contemporaneamente a dare voce alle vittime (restituendo dignità al loro dolore), a responsabilizzare l’autore di reato (offrendogli l’opportunità di riparare al danno causato) e a promuovere forme e pratiche virtuose di riparazione dell’offesa (a persone e comunità) nella sua dimensione globale. È un delicato ed impegnativo percorso di costruzione della pace che offre, con la mediazione e gli altri programmi di giustizia riparativa, strumento e percorsi dalla forte connotazione ri-educativa, responsabilizzante e sociale, capace di trasformare il conflitto generato dal reato promuovendo benefici non solo per le singole persone coinvolte, ma per l’intera comunità che, oggi più del che mai, deve essere capace di essere eticamente responsabile. Una scommessa importante ed un impegno significativi, il cui intento è di dare risposte concrete al bisogno di una giustizia che oltre a reprimere l’azione deviante sappia anche accogliere le istanze delle vittime e della comunità tutta. Sono grato al sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio, per la sua generosa disponibilità e per il confronto con i due giovani ».