Il racconto al Tgmax

La storia di Ram Sudhir Venaam è un racconto di sfide affrontate con determinazione e di solidarietà, che ha superato le barriere geografiche e burocratiche con straordinaria resilienza.
Originario della frenetica metropoli di Bangalore, soprannominata la “Silicon Valley dell’India”, Sudhir ha fatto della cittadina di Lanciano (Chieti) la sua seconda casa.
Giunto qui inizialmente per amore, ha poi radicato le sue speranze e aspirazioni lavorative nella terra adottiva.
Una nuova vita in terra straniera
Circa dieci anni fa, Sudhir prese una decisione che avrebbe ridefinito il suo destino. Proveniente da Bangalore, una delle città più affascinanti e dinamiche dell’India, aveva già affermato la sua carriera come webmaster. Tuttavia, la “chiamata” dell’amore e l’opportunità di una nuova esperienza lo spinsero a compiere un coraggioso passo: lasciare la sua vita consolidata per iniziare un nuovo capitolo in Italia.
Sui battiti del cuore, dunque, questa scelta lo portò ad esplorare nuove frontiere geografiche e culturali, ma sempre con il suo bagaglio di abilità e competenze nel campo informatico, dimostrando che il talento e la passione possono superare le barriere linguistiche e sociali.
La visita in famiglia e l’inatteso ostacolo
La scorsa primavera, dopo aver fatto ritorno in India per visitare per qualche settimana la sua famiglia che non vedeva da tempo, al momento di rientrare in Italia Sudhir si è scontrato con una complicazione legata al suo visto di ingresso, che recava una dicitura errata: studente invece di lavoratore.
Le porte delle frontiere, quindi, restarono chiuse per il giovane, costretto a prolungare la sua permanenza in India a tempo indeterminato. Per un ricorso legale, infatti, sarebbero occorsi almeno otto/dieci mesi. Troppi. Sudhir avrebbe rischiato di perdere il suo nuovo lavoro in Val di Sangro e tutto ciò che aveva costruito con fatica in Italia: la sua carriera, la sua vita e la sua nuova identità.
Tuttavia, anziché arrendersi, Sudhir decise di lottare con determinazione.
Solidarietà e collaborazione
In questa fase critica, su suggerimento del suo avvocato, ottenne il supporto dell’Associazione Immigrazione Nazionale Italiana (A.I.N.I.), un gruppo impegnato nel sostenere gli immigrati nelle loro sfide burocratiche e personali.
Attraverso la collaborazione con l’A.I.N.I. e grazie all’aiuto di funzionari della Questura di Chieti, Sudhir ha trovato il sostegno di cui aveva bisogno per affrontare il problema del visto e superare le difficoltà amministrative.
Ritorno e riflessioni
Risolte le questioni burocratiche, Sudhir finalmente ha fatto ritorno nella città adottata come casa propria, il 5 luglio scorso. Nonostante gli ostacoli incontrati lungo il cammino, la sua determinazione e la disponibilità delle persone che lo hanno aiutato hanno dimostrato che la solidarietà umana può illuminare anche i momenti più bui.
Sudhir ha voluto raccontare al sua storia al Tgmax, per ringraziare i funzionari della Questura di Chieti, “la vice questore Gabriella Falco, dirigente dell’ufficio Immigrazione, e l’ispettore Alessandro Di Michelangelo, responsabile 2a sezione rilascio permessi di soggiorno, che sono stati gentili e disponibili a risolvere la questione, e l’associazione A.I.N.I. per il supporto prestato nelle relazioni con l’ufficio Immigrazione della Questura”.
“Ero disperato”, dice al Tgmax, “rischiavo di perdere dieci anni della mia vita, con tutti i sacrifici e il lavoro costruito in Italia. Alla fine, da una situazione che sembrava irrisolvibile, sono riuscito a tornare alla mia vita attuale e al Paese in cui adesso vivo e lavoro, e sono felice”.
“L’episodio – commenta Massimo De Luca, già presidente A.I.N.I. Chieti, che ha seguito personalmente la pratica – è l’esempio più evidente di corretta collaborazione, disponibilità e trasparenza tra Enti privati portatori di pubblici interessi e Enti pubblici quali Questure e Prefetture”.
Oggi Sudhir vive ancora a Lanciano e prosegue il suo impegno lavorativo nel settore informatico.
La sua storia è una testimonianza vivente del potere della resilienza e della collaborazione tra istituzioni. Attraverso la sua esperienza, ci ricorda che le sfide possono diventare trampolini di lancio per nuove opportunità, e che il sostegno reciproco può trasformare ostacoli in traguardi.
La storia di Sudhir rimane un esempio ispiratore di come la determinazione possa spingerci oltre i confini e le barriere, e di come la solidarietà possa illuminare il cammino di chiunque cerchi una nuova vita in una terra straniera.