Operazione del Commissariato P.S. di Lanciano
Lui presentava fatture milionarie per importi dovuti “pari a zero” – scrive la Procura frentana – e lei gliele liquidava: Antonio Colasante, 57 anni, di Lanciano, imprenditore nei servizi alla sanità pubblica, è stato arrestato con le accuse di abuso in atto d’ufficio e auto riciclaggio; Maria Tiziana Spadaccini, 56 anni, di Vasto, direttore dell’Uoc Contabilità e Bilancio della Asl, è agli arresti domiciliari con l’accusa di abuso in atto d’ufficio. Le due ordinanze cautelari sono firmate dal gip Massimo Canosa su richiesta del pm Rosaria Vecchi.
Gli agenti del commissariato di Polizia di Lanciano, diretti da Francesco Lagrasta, hanno acquisito documenti negli uffici della Asl, in via Spaventa. L’importo contestato di 2.130.490,06 euro è relativo ad una transazione economica che la Procura di Lanciano ritiene illecita, per prestazioni che erano state offerte come gratuite nell’ambito di un contratto più ampio per la biancheria piana (da letto) negli ospedali aziendali. In pochi giorni il denaro incassato dalla Publiclean Srl, appaltatrice del servizio lavanolo alla Asl, è stato girato con bonifico sul conto della Hospitale Service Srl, da questa alla Omnia Servitia Srl e quindi alla Zaffiro Srl, tutte società della Colasante Holding Srl; il denaro è stato, infine, usato dall’arrestato per comprare una villa in Sardegna ad Arzachena, Porto Cervo. Il bene è stato confiscato e sottoposto a sequestro preventivo per l’importo relativo al reato di riciclaggio, il costo complessivo della villa è di 6 milioni di euro.
Nel mirino degli investigatori ci sono due determine dirigenziali della Spadaccini, datate 18 dicembre 2015 e 22 marzo 2016, con le quali si liquidano oltre 2 milioni di euro alla Publiclean di Colasante per lavaggi di divise mai avvenuti. Le determine chiudono l’accordo transattivo raggiunto tra il privato e la Asl, firmato dal manager Pasquale Flacco, indagato per concorso in abuso d’ufficio. Un atto ritenuto fasullo dalla Procura e che serviva solo per dare soldi a Colasante.
Nell’inchiesta sono indagate altre sei persone: con le accuse di concorso in abuso in atto d’ufficio sono indagati i due funzionari della Asl Rita Pantaleone, collaboratore amministrativo con posizione organizzativa nel monitoraggio e controllo dell’esecuzione dei contratti e di servizi, e Stefano M. Spadano, direttore degli Affari generali e legali della Asl; per lo stesso reato sono indagati anche tre collaboratori di società facenti capo alla holding di Colasante mentre per concorso in auto riciclaggio è indagato il fratello Enio. Le indagini proseguono per accertare se vi siano altri pagamenti non dovuti e in liquidazione per l’anno 2016.
Colasante è noto alle cronache locali per essere stato arrestato già due volte in passato nell’era di mani pulite. Primo arresto a Chieti nel 1992, quando il futuro sindaco picconatore Nicola Cucullo denunciò i lavori di ripavimentazione di corso Marrucino con la basolata realizzata in maniera difforme dal capitolato d’appalto; secondo arresto relativo a lavori pubblici da 2,7 miliardi di vecchie lire per il dissesto idrogeologico nel Comune di Archi (Chieti), con finanziamento della protezione civile.
Colasante rimase coinvolto anche in un’altra inchiesta per abusi edilizi a Sant’Eusanio del Sangro (Chieti). Dopo oltre vent’anni e una ricca carriera con interessi economici nazionali e sedi commerciali aperte a Roma, Milano e Catania, di nuovo le manette ai polsi: stavolta a Lanciano, nella sua villa bunker di via don Minzoni, per aver gonfiato le fatture della Asl di circa un milione e 700 mila euro sul dovuto, il cui ammontare era appena di 500 mila euro.
Aggiornamento del 12 novembre 2018
Lo “scandalo delle lenzuola” all’ospedale di Lanciano (Chieti) si chiude con l’assoluzione dell’imprenditore Antonio Colasante e di quattro amministratori delle sue società. Vanno a processo, invece, i funzionari e dirigenti della Asl Lanciano Vasto Chieti. E’ quanto deciso, questa mattina, dal giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Lanciano, Marina Valente. Complessivamente erano 9 gli imputati.
Il gup ha assolto Colasante dall’accusa di riciclaggio perché il fatto non sussiste, l’imprenditore era difeso dagli avvocati Franco Coppi, Giuliano Milia ed Elio Di Filippo.
Assolti con formula piena anche i suoi dipendenti: Sonia Pace, 53 anni, di Lanciano, amministratore unico della Hospital Service; il rumeno Costantin Gogonea, 42 anni, di Lanciano, amministratore di Publiclean; Camillo Desiderioscioli, 49 anni, di Guardiagrele, legale rappresentante della Omnia Servitia, ed Enio Colasante, 61 anni, di Guardiagrele, amministratore della Zaffiro Srl e fratello di Antonio.
Disposto, inoltre, il dissequestro della villa, del valore di circa 6 milioni di euro, che Colasante ha a Porto Cervo, Arzachena (Sassari).
Tuttavia il giudice per Antonio Colasante ha disposto che gli atti tornino in Procura, affinché venga vagliata a suo carico la possibilità di un’accusa per abuso d’ufficio.
Nel corso della stessa udienza sono invece stati rinviati a giudizio, per abuso d’ufficio, il manager della Asl Chieti Lanciano Vasto Pasquale Flacco; la dirigente Asl Tiziana Spadaccini, di Vasto; Stefano Maria Spadano, 53 anni, di Lanciano, direttore Affari Generali e Legali; Rita Pantaleone, 55 anni, di Lanciano, funzionario economale, che lavorava a stretto contatto con la Spadaccini.