“La vicenda del paziente deceduto mentre era in attesa di una prestazione di cardiologia interventistica, rappresenta un vulnus per l’ospedale di Chieti e la nostra Azienda”.
Esprimere vicinanza alla famiglia, colpita da una perdita importante, è nostro preciso dovere,
e lo facciamo in questa sede, ma lo è anche capire, al di là dell’inchiesta giudiziaria che accerterà eventuali responsabilità e condotte colpose, se nella nostra organizzazione
ci sono “buchi”, difetti del sistema che causano quello che chiamiamo “evento avverso”.
Nel dibattito ormai pubblico sulla morte di Osvaldo Antonio Rulli, 67 anni, avvenuta nel novembre 2023 al policlinico Ss. Annunziata di Chieti, si aggiunge oggi la nota ufficiale della Asl, con le dichiarazioni del direttore generale Thomas Schael.
La morte di Rulli sarebbe stata causata dalla mancanza di un esame, in ospedale, da parte di due medici che avrebbero chiuso il reparto per recarsi ad un convegno, a Montesilvano, “accettando il rischio del possibile esito infausto del percorso clinico”, sostiene nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, il pubblico ministero del Tribunale di Chieti, Giancarlo Giani.
I due medici indagati sono Livio Giuliani 49 anni, oggi primario del reparto di Cardiologia del San Salvatore dell’Aquila, e la 38enne Serena Rossi.
L’allineamento dei buchi, secondo una nota teoria del rischio clinico, porta al decesso del paziente, prosegue la nota della Asl di Chieti.
“Ho perciò disposto un’indagine interna finalizzata alla ricostruzione dell’accaduto, che doveva essere fatta “a caldo”,
se solo la Direzione Aziendale fosse venuta a conoscenza dell’episodio, che, invece, è emerso solo a seguito dell’inchiesta giudiziaria.
“Un aspetto, questo, che rivela sicuramente una criticità in termini di cultura del rischio clinico tra i nostri operatori, che impone comportamenti di segno diverso”, prosegue Schael.
La magistratura farà la propria parte nell’accertamento di eventuali profili penali della vicenda, e la Asl esprime piena fiducia nel suo operato.
“Al nostro interno, però, è importante mettere in fila i pezzi di un racconto per identificare l’evento sentinella e migliorare in termini di sicurezza e qualità le cure”, dice ancora il manager Asl.
“Fare meglio è sempre possibile, e anche se non emergessero negligenze abbiamo il dovere di rivedere la nostra organizzazione interna, e lo dobbiamo ai cittadini che scelgono le nostre strutture per risolvere un problema di salute: i nostri medici, ai quali vengono riconosciute competenza e professionalità, lo sanno, e siamo certi che sapranno comprendere e affiancare l’Azienda nella ricostruzione del fatto increscioso che ci coinvolge”.
“La morte di un paziente ricoverato – conclude il manager della Asl – ci obbliga alla ricerca della verità per il bene di tutti”.