Tre smartphone, due tablet e un MacBook: sono i sei dispositivi informatici chiusi nella scatola, che il perito Cristian Franciosi porta via dalla procura di Lanciano (Chieti), dopo aver ricevuto l’incarico per trovare tutto quanto possa essere utile alle indagini sul femminicidio di Casoli, avvenuto a fine ottobre scorso, nel casolare di località Verratti.
Qui, da alcuni anni, viveva la coppia Michele Faiers, 66 anni, lei e Micheal Withbread, 74, lui: entrambi pensionati, si erano trasferiti dall’Inghilterra in questa parte d’Abruzzo. Trascorrevano il tempo facendo vita di campagna, coltivando ortaggi e frutta, ammirando il panorama sulla Maiella; poi all’improvviso qualcosa è cambiato. La procura cerca il movente nei telefonini della coppia, frasi, dichiarazioni che possano condurre alla ricostruzione dei fatti antecedenti il delitto e ai motivi che possano aver spinto il presunto assassino a uccidere la compagna con 9 coltellate, tra schiena e torace.
Whitbread, accusato di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di convivenza, ha negato ogni addebito.
Il difensore d’ufficio è l’avvocato Massimiliano Sichetti.
“E’ un quesito unico quello chiesto dal procuratore – spiega l’avvocato al Tgmax – ovvero accertare la presenza di file audio, video, conversazioni e immagini utili per le indagini. La complessità dell’accertamento tecnico irripetibile può essere legata al fatto che i dispositivi sono tutti accessibili solo con pin, ma si lavorerà per poter accedere e verificare il contenuto”.
Il deposito della perizia è atteso entro 60 giorni.
L’avvocato conferma l’udienza del 26 febbraio prossimo, davanti alla Corte di Westminster a Londra, nel corso della quale si discuterà della scarcerazione o meno, dietro cauzione, di Whitbread e della sua estradizione, che ha già rifiutato in una udienza precedente.
Il legale sarà sentito come teste preventivo, come è in uso in Inghilterra; da stabilire se sarà presente fisicamente davanti ai giudici o per via telematica.