Tra Abruzzo e Molise
Tra la primavera e l’estate dello scorso anno erano diventati il terrore dei comuni costieri delle province di Chieti e Campobasso: almeno 50 gli episodi tra furti nelle auto e uso fraudolento di carte di pagamento.
Sono le contestazioni mosse dai carabinieri della Compagnia di Vasto (Chieti) agli otto indagati nell’operazione “Street Predators”, eseguita dal Nor di Vasto insieme alle compagnie di Campobasso e Termoli, al quale ha preso parte l’equipaggio del 5/o Elinucleo di Pescara e unità cinofile.
Sei gli arrestati, quattro uomini e due donne, richiusi nella casa circondariale di Vasto e di Chieti, mentre altre due persone sono state sottoposte a obbligo di dimora.
I capi d’accusa associazione per delinquere, indebito utilizzo carte di pagamento, furto aggravato e ricettazione.
La maggior parte dei furti è avvenuta nei parcheggi della spiaggia di Punta Penna, nell’ex tracciato ferroviario e sulla SS.16, in località Mottagrossa di Vasto e i lungomari di Torino di Sangro, Fossacesia, Ortona e Vasto in Abruzzo e di Termoli e Montenero di Bisaccia in Molise.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal comandante della Compagnia di Vasto, maggiore Amedeo Consales, e dal comandante del Nor tenente Luca D’Ambrosio.
Tre degli indagati erano stati già arrestati nel luglio 2018 in flagranza di reato per un furto a Termoli.
I furti erano perpetrati in particolare alle auto dei turisti. La tecnica era consolidata: le vittime erano individuate con appostamenti e attività di osservazione, per capire se potessero avere oggetti di valore e denaro. Una volta effettuato il furto, gli autori si recavano subito a ritirare contanti negli sportelli automatici di Vasto e San Salvo (o ad acquistare carburante) con il volto parzialmente coperto. Questo era possibile perché spesso alle carte di credito era associato il pin.
Le carte in alcuni casi venivano usate in attività commerciali compiacenti, in particolar modo in un bar di Vasto Marina gestito da uno degli indagati, che simulava acquisti mai avvenuti. L’attività investigativa ha permesso di scoprire che sono stati effettuati prelievi illeciti per oltre 30 mila euro.