“Cose molto lontane dalla realtà”
Disamina puntuale delle affermazioni rilasciate dal ministro Luigi Di Maio nel video su Facebook in cui annuncia di aver bloccato le trivelle in Italia. “Lo stop alle trivelle è una battaglia per la sovranità nazionale – scrive il leader politico dei Cinquestelle nel post -. Io alla mia terra ci tengo. All’Italia ci tengo. Al mio mare ci tengo. E non ho alcuna intenzione di svendere nulla ai petrolieri del resto del mondo”.
Ma è proprio così? No, secondo il Coordinamento nazionale No Triv. Ecco le critiche, in riferimento ai tempi del video.
TIME 1:07 – STOP A 150 TRIVELLAZIONI?
Secondo il Ministro, il Testo 4 dell’emendamento approvato in Commissione (vedremo poi cosa accadrà in Aula lunedì 28) conterrebbe un Stop alle trivelle (150, secondo Di Maio).
Qui si gioca con le parole:
1) una cosa è bloccare, altra cosa è sospendere temporaneamente (18 mesi) per il tempo necessario per l’approvazione del Piano Aree;
2) se il Piano non verrà approvato nei termini, tutto tornerà come è sempre stato (= Far West);
3) la sospensione non si applica ai procedimenti relativi alle concessioni di coltivazione di petrolio e gas pendenti alla data di entrata in vigore della legge (coltivazione significa estrazione, TRIVELLE). Le istanze di concessione di coltivazione presentate al 31/12/2018 (dati del Ministero) sono 5 in terraferma e 4 in mare: sono soprattutto di Eni, Agip, Edison e Total (i soliti noti!). Se le compagnie otterranno le autorizzazioni prima dell’approvazione del Piano, i loro progetti andranno avanti fino all’autorizzazione. TEMPA ROSSA è tra questi (ma guarda un po’!);
4) l’emendamento non sospende anche altri procedimenti, sia che essi siano in corso, sia che vengano avviati dopo la data di entrata in vigore della legge. Si tratta di quelli relativi, ad esempio, alle proroghe delle concessioni di coltivazione esistenti. Il Coordinamento Nazionale No Triv ha chiesto sia a questo sia ai precedenti Governi l’abrogazione della norma che consente tutto questo.
Dopo il Referendum del 2016 contammo 116 concessioni che si trovavano in questa situazione. Oggi, tra le concessioni che non verranno neppure sfiorate dall’emendamento c’è la “Val d’Agri” in scadenza ad ottobre 2019;
5) se anche l’area di una concessione dovesse ricadere all’interno di quelle dichiarate “incompatibili”, la concessione andrà comunque avanti fino alla scadenza naturale.
TIME 1:38 – CASO BASILICATA, TEMPA ROSSA E VAL D’AGRI
Il Ministro cita, giustamente, la Basilicata tra le terre più devastate e martoriate dalle attività petrolifere.
L’emendamento tuttavia (vedi sopra) lascia in piedi sia TEMPA ROSSA sia la concessione Val ‘Agri che verrà prorogata automaticamente alla scadenza. La promessa fatta da Di Maio a ottobre 2018 a Potenza di non autorizzare più trivelle in Basilicata è rimasta solo un annuncio tradito dai fatti.
TIME 3:22 – E’ UNA BATTAGLIA DI SOVRANITA’ NAZIONALE
Il Ministro intende forse dire che con l’emendamento si è voluto porre un argine allo strapotere delle Multinazionali petrolifere che fanno ciò che vogliono degli idrocarburi estratti nel territorio nazionale. Vero, una volta estratti, gas e petrolio sono di proprietà delle compagnie. Ma questo vale anche per il petrolio estratto in Basilicata (Tempa Rossa è il più grande cantiere su terra ferma in Europa) ed in tutte le concessioni fatte salve dall’emendamento.
Lo stesso principio di rispetto della sovranità nazionale non viene INVECE applicato a tutta una serie di progetti energetici che i vari Governi (giallo-verde compreso) hanno avallato: Tap, East-Med Poseidon, piano di costruzione di rigassificatori per LNG degli Usa, gasdotto Malta-Gela.
TIME 3:29 e poi 3:46 – REVISIONE CANONI
Il Ministro parla di innalzamento delle tasse. Attenzione: queste cose le possono dire solo Nomisma e Tabarelli, smentiti dalla Corte dei Conti.
I canoni pagati dalle compagnie sono un vero e proprio prezzo per l’uso di beni che appartengono a tutti.
Il loro innalzamento (lo dice Di Maio a 3:46) è stato previsto per far fronte agli oneri di eventuali futuri indennizzi.
Non sono, quindi, una misura di accompagnamento alla transizione energetica (Crippa) e neppure le famose royalties di cui Di Maio parlò in occasione del suo tour in Basilicata.
Quelle il Governo non le ha innalzate di un centesimo.
Non solo. Nessuno si azzarda a tagliare i 14 miliardi di euro di incentivi che ogni anno sono destinati alle fonti fossili.
TIME 4:08 – VENEZIA
Il Ministro si dice preoccupato dell’Adriatico a causa degli effetti che un possibile incidente potrebbe avere in un mare chiuso.
Cita Venezia, che verrebbe messa in serio pericolo.
Venezia in pericolo lo è già: perché non iniziamo a vietare il transito di Grandi Navi?
Venezia in pericolo lo è anche a causa dell’innalzamento del livello delle acque, conseguenza a sua volta del Climate Change dovuto all’azione climalterante anche del gas che il Governo ha posto al centro del Piano Clima Energia e di un mastodontico piano di opere che impatterà pesantemente sui nostri territori.