Sette condanne al processo “Grandi Eventi” del Comune di Pescara, per tre ex assessori comunali, due imprenditori dello spettacolo e loro addetti.
La sentenza è stata emessa dal giudice Marina Valente, alle 17.30, al termine di una lunga udienza caratterizzata, al mattino, dalla replica “fiume” del pm Luca Sciarretta che, in quasi 3 ore, ha ritenuto dover puntualizzare su parecchi temi emersi nelle arringhe difensive.
Nel primo pomeriggio le controrepliche prima della lettura del dispositivo da parte del giudice monocratico, che ha deciso per la condanna a 4 anni e 8 mesi per l’ex assessore comunale Giacomo Cuzzi; 4 anni e 4 mesi per altri due ex assessori comunali Moreno Di Pietrantonio e Simona Di Carlo; 4 anni all’imprenditore Cristian Summa; 4 anni e due mesi per il promotore musicale Andrea Cipolla e due anni (pena sospesa) per i suoi due collaboratori Gianfranco Berardinelli e Alessandro Michetti.
Nella sua replica, il pm Sciarretta ha ripercorso punto per punto quelle che sono state le vicende dal 2014 a tutto il 2019, per le quali gli imputati si sarebbero resi protagonisti di condotte perseguibili in base ad ipotesi di reato che andavano dalla corruzione, al finanziamento illecito die partiti, alla turbata libertà degli incanti e turbata libertà nella scelta del contraente.
Si sarebbe imposto, al Comune di Pescara, per quel che riguarda concerti e spettacoli, una sorta di regime di monopolio con una ventina di eventi affidati tutti a Cipolla o a società a lui legate. In cambio l’allora assessore Cuzzi avrebbe avuto dazioni e perfino voti. Un accordo corruttivo anche nel rapporto tra l’altro imprenditore Cristian Summa, Moreno Di Pietrantonio e Simona Di Carlo, anche qui dazioni in cambio di favori.
“Le sentenze non si commentano – ha dichiarato a caldo Massimo Galasso legale di Giacomo Cuzzi – posso soltanto dire che ricorreremo certamente in Appello perché non condividiamo questa sentenza.” Stesso tono per Ugo Di Silvestre legale di Cristian Summa: “Siamo curiosi di leggere le motivazioni di una sentenza che non ci convince affatto, aspettiamo 90 giorni e poi imposteremo la strategia per il ricorso in appello.”