Operazione “Evelin”
Dalla sparatoria in un bar alla maxi operazione antidroga: sono iniziate nel 2015 le indagini che hanno portato oggi all’arresto di 20 persone, 37 gli indagati, nell’ambito dell’operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di finanza, coordinata dalla Procura distrettuale dell’Aquila ed eseguita tra Vasto e San Salvo (Chieti).
Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi.
I particolari dell’operazione, che ha visto l’impiego di 300 militari fra i quali i corpi speciali dei Baschi verdi della Finanza, lo Squadrone cacciatori di Puglia, due elicotteri e un ‘cash dog’, cane specializzato nella ricerca di banconote, sono stati illustrati a Chieti nel corso di una conferenza stampa tenuta in Procura dai comandanti provinciali di Carabinieri e Finanza, i colonnelli Florimondo Forleo e Serafino Fiore, dal comandante del nucleo di Polizia Tributaria, tenente colonnello Giuseppe Pastorelli, e dal comandante del nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Chieti, maggiore Marcello D’Alesio.
La droga, in prevalenza cocaina, giungeva in Abruzzo da Albania, Slovenia e Olanda: il fulcro era il bar “Evelin”, gestito da Denis Bimi, ritenuto il capo dell’organizzazione. L’attività di indagine si è concentrata su quanti gravitavano intorno al bar, consentendo di sequestrare circa 13 kg di stupefacente e di intercettare anche una sparatoria in un locale notturno, dove a giugno 2017, a San Salvo, rimase ferita una guardia giurata.
Cocaina, eroina, hashish e marijuana arrivavano a San Salvo in auto, in sottofondi o ruote di scorta. Ciò che più ha allarmato gli investigatori è che, benché venissero sequestrati due o tre chili di droga ogni volta, il sodalizio dopo pochi giorni organizzava un nuovo trasporto. Un valore di almeno un milione di euro all’ingrosso, la droga era destinata allo spaccio fra San Salvo e Vasto, territorio del quale l’organizzazione aveva la totale padronanza e dove era riuscita a sbaragliare la concorrenza, respingendo con metodi violenti i tentativi di infiltrazione della malavita foggiana. E c’era poi chi comprava al dettaglio lo stupefacente per rivenderlo in altre città e regioni.
“Non stiamo parlando di piccoli spacciatori, ma di un’organizzazione strutturata che aveva base organizzativa e logistica nel Vastese, dove sono stati perquisiti esercizi e attività commerciali, a dimostrazione che c’erano attività di copertura per la gestione del traffico di stupefacenti”. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Chieti, colonnello Forleo parlando dell’operazione. “Parliamo di una vera organizzazione strutturata che a breve avrebbe assunto le caratteristiche di un’associazione mafiosa, in funzione dei metodi che stavano iniziando a utilizzare, propri di un’associazione mafiosa”.
“Grazie alla Guardia di Finanza e ai Carabinieri si è stroncata sul nascere quella che poteva diventare una organizzazione mafiosa autoctona – ha aggiunto Forleo – Avevano lavori irreprensibili, bar, concessionarie, depositi di materiale, utilizzati come copertura e forse anche per l’investimento degli introiti”.
“L’organizzazione che abbiamo smantellato era strutturata, usava metodi violenti e stava egemonizzando il territorio per prevenire la concorrenza di altre organizzazioni interessate al narcotraffico – ha detto il colonnello Serafino Fiore, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Chieti – Le indagini sono durate più di un anno e mezzo, sono state splendidamente coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila e svolte in maniera assolutamente sinergica con i colleghi dell’Arma. Il bar Evelin è divenuto noto non solo per la sparatoria, ma anche perché era uno dei luoghi principali dove avveniva lo spaccio di stupefacenti”.