Ma quale Dea di primo livello? Il “Renzetti” è solo un ospedale di base. Questo il commento al termine della visita ispettiva fatta dal consigliere regionale del M5s, Domenico Pettinari, e dal deputato pentastellato Gianluca Vacca, accompagnati nel sopralluogo alle carenti strutture del nosocomio frentano da Francesco Taglieri dirigente sindacale del Nursing Up e rsu aziendale e da Mario Ciccocioppo, di Codici Lanciano.
Ad ogni passo un’esclamazione di disappunto. Il tour inizia dalla tac, dove i calendari sono chiusi: tradotto per i pazienti, chi ha bisogno deve rivolgersi alle strutture private. La risonanza magnetica, invece, lavora 8 giorni al mese. Manca il personale: per far funzionare l’apparecchiatura a regime, servirebbero 3 medici e 6 infermieri in più. Queste sono le coccole promesse dal governatore D’Alfonso? Non si può garantire il servizio sanitario pubblico dignitoso ed efficiente, se – dice Pettinari – si continua a tagliare fondi a monte. A proposito, che fine hanno fatto i milioni di euro stanziati per il Renzetti? La pavimentazione in amianto è ancora a fare bella mostra di sé, anche a pediatria, e il problema resta irrisolto: si fa solo resinatura, denuncia Taglieri. Il punto, incalza Pettinari, è che si fanno le delibere impegnando risorse ma al momento di passare ai fatti scopriamo che manca la copertura finanziaria.
Passando da un reparto all’altro, il gruppo si imbatte in una bombola di gas medicale all’ingresso di cardiologia e alla mercé di chiunque. E la sicurezza?
C’è poi il problema dell’ascensore, uno solo, vecchio, di dimensioni non più idonee a contenere insieme barella e portantino. E degrado ovunque, con la sala dell’eco-cardio che si allaga con un acquazzone: ogni volta dobbiamo mettere secchi per raccogliere l’acqua, lamenta un operatore sanitario.
Al termine del tour, i 5 stelle chiedono per Lanciano una seconda tac, che sia a servizio esclusivo del Pronto Soccorso. Il problema, dicono, è che le prestazioni sono raddoppiate (circa 45 mila l’anno) per il “Renzetti” a seguito della chiusura degli ospedali di Casoli e Atessa, ma contestualmente il personale non è aumentato e i macchinari sono rimasti gli stessi.