Pugliese di nascita, teramano di adozione.
Giornata di lutto nella politica abruzzese: è morto Giandonato Morra, 64 anni, avvocato e amministratore locale.
L’ex assessore regionale ai Trasporti, della giunta Chiodi, si è spento prematuramente a seguito di una malattia, all’ospedale Mazzini di Teramo.
Militante di destra, dapprima Msi, poi An e infine Fratelli d’Italia, Morra è ricordato da tutti come un “uomo perbene” e come “l’uomo di destra più a sinistra”.
Originario di Cerignola (Foggia), si era trasferito a Teramo per studiare Giurisprudenza all’università e quindi ci era rimasto per costruirsi la famiglia e la carriera.
Amministratore locale e poi assessore regionale, commissario del Parco Gran Sasso e Monti della Laga, Difensore civico regionale, alle elezioni comunali del 2018 si era candidato a sindaco di Teramo, ma venne sconfitto al ballottaggio da D’Alberto.
Morra lascia la moglie Fausta e i figli Raimondo e Cristiano. D tempo lottava contro una grave malattia, con cui aveva combattuto senza mai darsi per vinto. Oggi una complicazione e la corsa in ospedale, dove è morto poco dopo mezzogiorno.
Il cordoglio di Marsilio
“Oggi piango la scomparsa di un amico prima ancora che di un politico di grande spessore umano e professionale. Giandonato Morra è stato per l’Abruzzo un esempio di coerenza e correttezza tanto da essere ben voluto anche dai suoi avversari politici. Di lui rimarranno tanti insegnamenti che porteremo dentro noi per fare bene ogni giorno il nostro lavoro, con l’impegno che ha dimostrato di mettere in ogni azione del quotidiano. Alla sua famiglia, alla moglie e ai figli, giunga l’abbraccio mio personale e dell’intera giunta regionale”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
Il cordoglio di Maurizio Acerbo
“Un amico e compagno con cui ho condiviso gli anni dell’università e della Pantera mi ha comunicato la notizia della morte di Giandonato Morra. Sono molto triste perché era un caro amico e una persona perbene. Lo conoscevo dai tempi dell’università sempre su fronti contrapposti. Il suo consenso elettorale era conseguenza della sua umanità. Veniva dal Fuan e dal MSI per estrazione e tradizione ma non era razzista, sessista o omofobo. La prepotenza e l’arroganza gli erano estranei. Era quello che si potrebbe definire un sincero democratico. Ci rincontrammo dopo molti anni in regione, lui assessore e io consigliere di opposizione. Ripeteva sempre che riceveva più apprezzamenti da noi comunisti o dalla Cgil che dai suoi. Nelle relazioni con i sindacati era correttissimo ed era solito chiedermi cosa pensassi su questioni delicate e sulle mie proposte che spesso sosteneva. Era una persona onesta e con grande sensibilità sociale. Avrebbe meritato di essere indicato come candidato presidente della Regione Abruzzo dal suo partito ma Giorgia Meloni preferì mandare da Roma Marsilio. Gli telefonai per esprimergli la mia solidarietà e non riuscì a nascondere la sua amarezza. Mi diceva sempre che ci legava, pur nelle storie diverse, la comune esperienza della politica come militanza e passione che insegna a rispettare e ascoltare gli altri, a confrontarsi, a relativizzare le proprie convinzioni. Alla moglie e ai figli le mie più sentite condoglianze. Ciao Giandonato e grazie per la tua amicizia”, scrive Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista.