Operazione Minerva
Ampia operazione di Carabinieri e Finanzieri dei rispettivi comandi provinciali di Chieti, in collaborazione con i colleghi svizzeri, rumeni, slovacchi e maltesi, per l’esecuzione di cinque misure cautelari personali e il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e denaro per un valore di circa 800.000 euro.
In corso 22 perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo.
Le indagini riguardano 18 soggetti accusati, a vario titolo, di peculato, riciclaggio, auto-riciclaggio e abuso d’ufficio che hanno prestato la propria opera nella gestione dell’Università telematica “Leonardo Da Vinci” (Unidav) con sede a Torrevecchia Teatina (Chieti).
Maggiori dettagli saranno resi noti dal procuratore capo della Repubblica di Chieti in mattinata.
La gestione dell’Unidav era affidata ad una società slovacca
Sono durate tre anni le indagini che hanno visto carabinieri e finanzieri di Chieti impegnati nella disamina di documenti sulla gestione finanziaria dell’ateneo telematico, dal 2015 al 2018. A capo dell’Unidav c’era la società slovacca “Sredo Eurépska’ Vysoká kola” di Skalica (S.E.V.S.), che si era aggiudicata il bando pubblico di gara emanato dalla “Fondazione d’Annunzio”. L’aggiudicazione avvenne a fronte di una offerta economica presentata per 2.650.000 euro, riferiscono gli inquirenti, da pagarsi in 7 rate annuali.
Al timone dell’operazione c’era una donna, Z. L., componente del consiglio di amministrazione della S.E.V.S. nonché socio della Edu Worl Holding Ltd, società di diritto maltese titolare delle quote di partecipazione al capitale sociale di numerosissime aziende attive nel settore della formazione scolastica universitaria.
Gli investigatori, anche attraverso l’assistenza giudiziaria internazionale, sono riusciti ad accertare condotte plurime dell’appropriazione di denaro pubblico dell’università telematica chietina e il successivo riciclaggio ad opera di consiglieri di amministrazione e dirigenti, che ne avevano la disponibilità per ragioni di ufficio o servizio.
Tre persone sono finite in carcere e due ai domiciliari mentre sono 18 le persone indagate, tutte italiane: 16 residenti in Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Campania e 2 stabilmente residenti in Svizzera ed in Romania.
Fatture per operazioni inesistenti
Le provvidenze dell’Unidav, frutto perlopiù delle rette pagate dagli studenti, venivano prelevate e, quindi, distratte – riferiscono gli inquirenti – a favore proprio o di terzi soggetti fisici e/o giuridici mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, in assenza di valide ragioni economiche e mediante la redazione di accordi, convenzioni e progetti del tutto fittizi e mai realizzati.
Durante le lunghe indagini, sono stati accertati ripetuti casi di distrazione e di appropriazione di risorse dell’università telematica per le finalità più varie: i soggetti colpiti dalle misure cautelari utilizzavano la casse dell’università da Vinci come un vero e proprio bancomat, per creare nuove società da immettere sul mercato della formazione scolastica o universitaria, oppure per soddisfare esigenze del tutto personali o legate alla propria famiglia, quale utilizzo in aste immobiliari, cure mediche di coniugi e pagamento degli stipendi di dipendenti di proprie società.
Le ordinanze di custodia cautelare
Sono cinque le persone arrestate, tre sono finite in carcere: L. Z., 65 anni, originaria di Racconigi (Cuneo); A. T., 46 anni, originario di Avellino, residente a Caltanissetta ma domiciliato in Svizzera; C. B., 69 anni, di Napoli, residente in Romania. Arresti domiciliari per due: A. C., 55 anni, di Città Sant’Angelo (Pescara), e L. S., 66, di Roma.
Domani conferenza stampa dell’università d’Annunzio
In tutta la vicenda l’università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti e Pescara sembra parte lesa, la posizione ufficiale dell’Ateno verrà illustrata domani nel corso di una conferenza stampa dal rettore Sergio Caputi e dal presidente della “Fondazione Università Gabriele d’Annunzio”, professor Luigi Capasso.